Medici a scuola di endocrinologia per operare meglio sul territorio

L’Università non può essere una entità «superiore», destinata soltanto a istruire e a distribuire lauree. Al contrario, deve portare tra la gente, il più spesso possibile, tutto ciò che può aiutare a vivere meglio, ad affrontare le malattie nel modo più corretto. Oggi si dice (con una brutta espressione) «agire sul territorio»; ma è importante il principio, sono meno importanti le parole. Un esempio concreto di questa integrazione tra Università e territorio è quello offerto dal Campus Biomedico di Roma (uno dei quattro atenei della capitale, nato nel 1992) che già da qualche anno ha istituito corsi di aggiornamento per medici di famiglia: corsi che affrontano - in tutti i suoi aspetti - una patologia in forte crescita: la sindrome metabolica.
Ne parliamo col professor Paolo Pozzilli, ordinario di endocrinologia nel Campus, ideatore e coordinatore di questi Corsi. «La sindrome metabolica», dice «è la prima causa di danno cardiovascolare nei soggetti adulti, perché associa al diabete l’ipertensione arteriosa, l’obesità e un eccesso di lipidi nel sangue. È giusto che il medico che opera sul territorio ne conosca tutte le novità, diagnostiche e terapeutiche e che a portargliele siano professori e ricercatori universitari».
Cinque volte l’anno, dunque, quaranta medici di famiglia partecipano a questi corsi.

Ma c’è un’altra novità: dal primo marzo, a Ceccano (Frosinone) funzionerà un moderno Centro di endocrinologia, aperto al pubblico e gestito da personale universitario, con l’attiva collaborazione della Asl di Frosinone. Anche questo Centro servirà a rafforzare il rapporto tra il Campus Biomedico e la popolazione, soprattutto per quanto riguarda la diffusione della patologia diabetica.

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