Medioevo mitico e ’900 breve

Storie ambientate nel passato, per fare quello che ogni scrittore desidera: interpretare il presente. Giuseppe Pederiali, con La vergine napoletana (Garzanti, pagg. 511, euro 18,60) si addentra nella Napoli medievale, dove due cavalieri, l’uno di Modena, l’altro saraceno, vanno alla ricerca dell’ultima discendente di Federico II, allo scopo di ridare vita all’ideale dell’imperatore svevo. Personaggi storici affiancati a miti letterari. La violenza, la passione e la magia di un tempo a tinte forti, dove si passa in un baleno dalla festa allo spargimento di sangue.
Sèguito del fortunato La masseria delle allodole, il nuovo lavoro di Antonia Arslan, La strada di Smirne (Feltrinelli, pagg. 285, euro 18,50) riprende il tema della diaspora armena, e in particolare di una famiglia in fuga dalla regione greca dell’Anatolia attraverso un’Europa ferita a morte dalla Prima guerra mondiale. Ma da Smirne che per qualche anno diede agli armeni la speranza di fondare un proprio Stato, a Venezia, dove i protagonisti trovano rifugio, la strada è lunga e irta di sofferenze.
L’avventura di una vita che attraversa un secolo, a partire dal 1919, è la chiave di volta de La sinfonia del tempo breve (Salani, pagg. 180, euro 14), nuova prova narrativa di Mattia Signorini, classe 1980.

L’eroe del libro, Green Talbot, si lascia presto alle spalle un paese opportunamente battezzato Tranquillity e affronta, sulle due sponde dell’Atlantico, le cupezze della Depressione, ma anche l’euforia del secondo Dopoguerra. Un generoso tentativo di riascoltare il mondo occidentale attraverso lo sviluppo della sua storia recente.

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