Meglio l'auricolare

Tutto è cominciato in Francia con il Re Sole, quel Luigi XIV che amava giocare sul prato e spingere con un bastone le palle disseminate sull'erba. E che trovò un modo per sfidare la pioggia: trasferire quel passatempo dai giardini di Versailles a grossi tavoli di legno ricoperti di stoffa verde.
Oggi, a distanza di poco più di tre secoli, il biliardo appassiona milioni di persone in tutto il mondo. Anche se ultimamente soffre. Tutta colpa delle slot machine elettroniche che promettono facili guadagni a utenti e gestori dei bar. Fatto sta che questo gioco così antico e amato resiste, anche in Italia. «Piace soprattutto a donne e ragazzi, che ne apprezzano la versione americana». A parlare è Cesare Mosti, che i biliardi li produce da più di 50 anni in Toscana e che è arrivato in libreria con «L'evoluzione del biliardo» che ne racconta la storia fra ricostruzioni e aneddoti. «Ho cominciato questa attività a 15 anni, dopo aver perso mio padre prematuramente - racconta -. Prima come dipendente di un amico di famiglia, poi come libero professionista. Mi sono subito appassionato a questo mondo così affascinante». Fatto di sale fumose, di adrenalina, di precisione e di passione. «Nessuno sa di preciso chi abbia inventato il biliardo: Italia, Spagna, Gran Bretagna e Francia litigano per assumerne la paternità. Quello che si sa è che nella Francia del Seicento il re Luigi XIV ne era appassionato. E non potendo giocare all'aperto per via delle condizioni meteorologiche, decise di portarlo nei saloni del palazzo su tavoli rivestiti di stoffa verde». Da allora il gioco ha lasciato le sue impronte nella storia, appassionando grandi personalità e gente comune. Lo hanno amato Napoleone Bonaparte e Giuseppe Verdi. Ma anche gli zar di Russia, ai quali veniva regalato, e gli alti prelati del Vaticano. «Ha giocato anche Mascagni, che aveva un tavolo in ognuna delle sue case. Si giocava sotto i lucernari, per avere un po' di luce. Oppure di notte, aiutati dalle candele». L'evoluzione del gioco è proseguita fino al secondo dopoguerra, quando ai tavoli la gente ha cominciato a preferire le slot machine. «Poi queste sono diventate illegali, e allora il biliardo è tornato in auge registrando un vero e proprio boom intorno ai primi anni Ottanta. E adesso siamo di nuovo al punto che le slot machine, questa volta elettroniche, rischiano di far soffrire il biliardo». Perché per chi gestisce un bar è più conveniente rinunciare a un tavolo e installare qualche macchinetta, mentre lo Stato incassa molta parte del fatturato con le concessioni. «In Italia esistono circa mille sale adibite all'uso del biliardo. I giocatori, fra semi professionisti e appassionati, sono circa 125mila. Non si può dire che stia morendo». Ad avvicinarsi oggi sono soprattutto i giovani. E le donne. «Amano la versione americana, il pool, che si gioca con le palle numerate e che è leggermente meno impegnativa di quella più diffuso in Italia, nella quale si usano i birilli. Poi c'è anche lo snooker, in auge in Gran Bretagna e nelle ex colonie, e la cosiddetta piramide russa». Ma come tutte le mode anche il biliardo ha bisogno di cambiare, per piacere sempre di più e rimanere al passo con i tempi. E allora i produttori hanno scoperto come aggirare l'arrembaggio delle slot machine. «Abbiamo capito che se i tavoli spariscono dai bar dobbiamo convincere la gente a portarli dentro casa. E così abbiamo cominciato a produrre e commercializzare tavoli di nuova generazione, che possono essere usati per pranzare e poi si trasformano in superfici da biliardo.

Sono un po' più piccoli di quelli tradizionali, in modo da trovare facilmente posto in qualunque salotto, e sono molto curati nel design, per diventare oggetti di arredo». I nuovi tavoli stanno avendo successo specialmente all'estero, dove il made in Italy è sempre molto apprezzato. «Speriamo che con il superamento della crisi economica si diffondano anche da noi» conclude Mosti.

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