Istat, sale la disoccupazione: record nei contratti a termine

A giugno i non occupati crescono. I dipendenti a tempo determinato ora sono i 3,1 milioni: il dl Dignità si rivela inutile

Istat, sale la disoccupazione: record nei contratti a termine

Nel mese di giugno il tasso di disoccupazione torna a salire, aumentando di 0,2 punti su base mensile. Toccando così il 10,9%. Sono questi sono i dati provvisori comunicati dall’Istat . Le persone che nel mese di giugno hanno cercato lavoro sono aumentate del 2,1%, 60mila in più. I disoccupati quindi sono 2 milioni e 866mila.

Il dato desta forte preoccupazione. E proprio perché, se invece vengono presi in considerazione gli ultimi 12 mesi, vi è un calo della disoccupazione, con livelli pari alla fine del 2012. Sembra dunque che il decreto Dignità approvato e voluto da Di Maio non abbia sortito gli effetti sperati. Dopo tre mesi di crescita, il numero di coloro che hanno trovato un impiego è calato di 49mila unità. Non solo. Perché negli ultimi mesi si è registrato un record nei contratti a termine che continuano inesorabilmente a crescere, +16mila, raggiungendo così i 3 milioni e 105mila. Da gennaio la crescita è stata senza tregua, situazione che si ha dal 2014. Anche il numero di occupati totali, negli ultimi 4 anni, è riconducibile ai contratti a termine. I dipendenti a tempo indeterminato mostrano invece un aumento minore.

Secondo l'Istat, le persone che non hanno un lavoro e non lo cercano neanche più sono invece scese di 27mila unità. Risale la disoccupazione giovanile, di 0,5 punti percentuali sul mese di maggio, attestandosi al 32,6%. Cala invece notevolmente il numero di occupati nella fascia d’età over 50, dove le cause sono da ricercare nel maggior invecchiamento e nelle ultime riforme pensionistiche. Nei mesi passati era sempre in crescita.

Su dodici mesi gli italiani che hanno trovato lavoro appartengono principalmente alla fascia di età compresa tra i 50 e i 64 anni, mentre registra un notevole

calo, quella compresa tra i 35 e i 49 anni. Leggermente positive quelle comprese tra i 15 e i 24 e tra i 25 e i 34 anni.

Vedremo adesso, con in mano i nuovi dati Istat, le decisioni che verranno prese dal governo gialloverde.

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