Le critiche al Family day sono, in un certo qual senso, utili per poter riaffermare le ragioni del gesto e ricomprendere ancora più radicalmente il senso intimo e profondo di questa manifestazione di popolo. Intanto, ribadiamo che il Family day intende veicolare un messaggio civile, pubblico e, in ragione di ciò, laico, dunque universalmente aperto a tutti coloro che concepiscono ancora la famiglia secondo il dettato della nostra Carta costituzionale. Non è un caso che molti intellettuali e politici dichiaratamente laici e agnostici, per così dire, si siano schierati a favore della famiglia ed apprezzino un evento così caratterizzato, volto alla restituzione del senso originario dellistituto naturale e sociale familiare.
Larticolo 29 della Costituzione è la riprova del grande equilibrio antropologico e sociale della civiltà politica del nostro Paese, è ridondante citarlo, basti soltanto richiamarne la contiguità con la cultura umanistica e cristiana, fondamenti del comune sentire del nostro popolo. Ci troviamo oggi di fronte ad unurgenza civile, sociale e diciamo pure antropologica e culturale, legata strettamente alla realtà originaria della famiglia. Si tratta della duplice problematica, insieme politica e antropologica, della strutturazione di una società e di un modus vivendi civile, che possa dirsi allaltezza dei bisogni e dei desideri costitutivi delluomo, della persona. Degli uomini e delle donne del nostro tempo.
Lagenda politica deve spostare le priorità dagli assetti politico-istituzionali a quelli antropologico-culturali e infine sociali. Questo è il nuovo punto di vista che occorre guadagnare in merito alla priorità-famiglia. Pena la deriva del costruttivismo antropologico, cioè di un disegno di costruzione e determinazione dei bisogni e dei desideri delluomo a misura di unideologia e di un progetto politico, oppure il prevalere del nuovo ordine dellindividualismo libertario fondato sulla grammatica dei diritti. Daltro canto, se leggiamo, anche solo en passant, Tocqueville, come Weber, due autori molto distanti per origini e periodizzazione storica, cogliamo nelle loro pagine il medesimo nitore e la medesima lucidità in merito ai fondamenti degli assetti sociali, in primo luogo la centralità naturale della famiglia. Allora, di cosa stiamo parlando? Qui siamo in territorio laico, certo non laicista, ma laico, non vè dubbio. Lasse teorico e culturale europeo verte su questa evidenza originaria: la centralità della famiglia. La dottrina sociale della Chiesa, debitrice anchessa, seppur in modalità del tutto particolare, di questa storia, definirà la famiglia «la cellula originaria della società». La politica del XXI secolo, sia chiaro, si regge oppure cade proprio su questi terreni cruciali, apparentemente pre-politici, di fatto intrisi di decisiva politicità. E questo è un dato universalmente condivisibile. Daltro canto, che il Family day sia così contrastato è il segnale di un contrasto e di una tensione immanente alla società politica, e solo in parte a quella civile, che la dice lunga su quanto di universale e dunque cogente vi sia in questa testimonianza pubblica. Anche chi la contrasta, non può non percepire il segno di contraddizione evangelico inscritto in questo modo aperto e deciso di rendere ragione della verità. Non basta. La famiglia, oggi, è in realtà un Welfare in miniatura, sia come modo di riproduzione di una civiltà, la nostra, sia come veicolo di una tradizione e di una cultura, così largamente costitutive del volto di un popolo. Il nostro popolo.
Ecco, infine, così palesato, il perno, non più censurabile, della posta in gioco: la nostra civiltà libera, liberale, democratica, deve sapersi porre allaltezza dei desideri e dei bisogni costitutivi dellumano. Oggi che la società civile, almeno così si dice da più parti, è in rotta di collisione con la società politica e con la politica in quanto tale, uniniziativa così decisamente voluta e organizzata da vasti settori della stessa dovrebbe essere considerata una risorsa e unoccasione di riflessione comune. Se è vero, come è vero, che il Family Day contenga in sé numerosi segnali laici e di nuova laicità, segnali per così dire umanistici e universali, bene, allora Forza Italia non potrà che essere presente a questevento, non in quanto partito ma come testimonianza dei valori in cui crediamo. Invito perciò tutti i nostri militanti e simpatizzanti ad esserci, trovando così, tutti insieme, un nuovo modo di essere. Un modo di essere allaltezza dei desideri del nostro cuore.
*Coordinatore nazionale Forza Italia
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