Il milanese: «Con Pietro è stato l’incontro perfetto»

«Ci aspettiamo bel tempo, non andrà come nel 2005 quando una tempesta scagliò il mio trimarano contro le coste africane»

Pochi velisti italiani hanno un curriculum di mare aperto come quello di Giovanni Soldini, fatto di successi ma anche, purtroppo, di drammi. Tenace, concentrato sui risultati e anche totalmente appassionato di mare. Due anni fa ha perso il trimarano Tim lungo le coste africane nella stessa regata funestata da una tempesta che peraltro aveva superato molto bene. È di nuovo alla partenza.
Come si sente di nuovo in regata?
«Va bene, molto bene. Ci aspettiamo bel tempo, anzi è incredibile che sia previsto per i prossimi giorni un tempo stupendo, partiremo con vento leggero e navigheremo senza stress e di poppa. Insomma sembra perfetto. Questa è una classe stupenda, abbiamo fatto il prologo e trovarsi con 35 avversari sulla linea è incredibile. Le barche sono molto simili e si gioca molto sulla bravura, ci sono anche barche di serie anche se poi nessuno le tiene così come escono dal cantiere. Ci divertiremo: per il momento siamo arrivati a 18 nodi, poi vedremo».
Rimpianti per non essere su una barca grande?
«I trimarani sono barche stupende, ma adesso qui sono solo 5, la classe sta esaurendosi. Io provo di tutto meno che rimpianti. Neanche i monoscafi più grandi stanno esprimendo evoluzione, nel senso che comunque stanno delirando e l'ultima generazione è di barche che sono costate cifre assurde. Adesso c'è la Globe Challenge e si stanno preparando. Forse bisognerebbe porre un limite. Sono contento di trovarmi dove sono. Il budget è basso, le barche divertenti, si naviga molto e non ci si stressa con i cantieri. La manutenzione è facile».
Dopo la Transat, che cosa farà?
«Sarò alla Ostar e alla Quebec Saint Malo. Ci saranno molti avversari e soprattutto dal Canada partiremo in tanti perché chi non se la sente di fare la Ostar in solitario sarà li, dopo una regata di trasferimento organizzata dalla classe. Finora sono state costruite 64 barche, sono tante, e l'anno prossimo saremo a 80-90».
La qualità migliore di Pietro?
«Il nostro è stato un incontro perfetto. Ne ero già sicuro, abbiamo navigato nelle qualificazioni e avuto i nostri bei casini… mentre lui dormiva mi io sono inchiodato su un peschereccio. Direi che siamo perfettamente integrati».
Questi incidenti cominciano a essere invadenti...
«A chi sta a casa non succedono questi incidenti, gliene capitano di un'altra natura. Per chi fa tre-quattrocentomila miglia in mare è inevitabile, la legge della statistica parla chiaro. Mi sono molto consolato perché ho incontrato in aereo Alain Gautier e anche a lui ha incontrato un peschereccio con il trimarano. Il suo stava pescando. Insomma, i drammi vanno messi in conto».


Che cosa vi aspettate?
«Ci sono tanti avversari, le barche moderne dell'ultima generazione sono molto cattive soprattutto con poco vento perché hanno un piano velico che si adatta al regolamento per aumentare i metri quadri di vela. Anche noi abbiamo qualche cosa del genere senza essere estremi. Che cosa dire, prima del via siamo arrivati quinti e siamo con il gruppo di testa».

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