A Milano ci sono sempre meno italiani e sempre più stranieri. Nei primi sette mesi dell’anno la città ha perso 2mila milanesi (da dicembre a luglio si è passati da 1.107.189 unità a 1.105.310), in cambio ha guadagnato 9mila stranieri di 155 Paesi, il loro numero è cresciuto da 199.372 a 208.021. Ovvero: il 16 per cento su una popolazione di 1milione 313mila residenti è straniero, mentre la percentuale media italiana è del 6,5 per cento. È l’ultima fotografia scattata dal servizio Statistica del Comune. Fra le nazionalità più rappresentate dominano i filippini (32mila), seguiti da egiziani ( 27mila) e cinesi ( 18mila). Rallenta la crescita dei romeni dopo il boom degli scorsi anni, dal 2008 al 2009 l’impennata era stata del 17 per cento, nei primi sette mesi di quest’anno sono cresciuti solo del 5 per cento. Numeri simili a quelli che raccontano l’insediamento di peruviani e cinesi. Crescita doppia invece per gli ucraini (più 10 per cento). «Trent’anni fa gli immigrati erano 21mila, ossia uno su cento, oggi sono uno su sei commenta il vicesindaco Riccardo De Corato - . Ma più realisticamente 1 su 5, considerato che a Milano sono stimati 50mila clandestini ». De Corato parla di mutamento epocale, «oggi la città ha una veste prevalentemente asiatica (74 mila presenze) e africana (46 mila) mentre gli europei (45 mila) e gli americani (42 mila) sono in inferiorità numerica. Pensiamo che solo nel 1979 erano gli svizzeri gli stranieri più rappresentati (1.673), seguiti da tedeschi (1.274) e britannici (788). Con un popolazione complessiva che era di 1.677mila abitanti. Ovvero 300mila residenti più di oggi». L’identità futura della città, è indubbio, è segnata da questi numeri «galoppanti». Per il vicesindaco è «necessario insistere sul rispetto delle leggi italiane e sui valori fondanti dell’Occidente come precondizioni all’integrazione. E sul massimo rigore per chi vive clandestinamente, per chi attua comportamenti che sono una minaccia alla sicurezza pubblica e dello Stato o lesivi della dignità della donna. Il gravissimo episodio accaduto a Torino dove una ragazza marocchina è stata sfregiata con l’acido da un connazionale respinto, e un fatto quasi analogo accaduto l’altro ieri in piazza Prealpi a Milano vittima una diciannovenne peruviana ferita al volto dall’ex fidanzato - sono la riprova di come l’accoglienza indistinta per tutti sia una chimera. Chi sceglie le strade della violenza e i canali dell’illegalità non ha diritto all’accoglienza ». Ma i numeri raccontano anche un altro aspetto, quello dei giovani italiani che fanno sempre più fatica a inserirsi in una grande città. Da un lato Milano attrae gli abitanti dei Paesi poveri ma amaro contro-canto-non favorisce l’insediamento degli italiani più giovani.
«Se i laureati trovano solo lavori precari, se comprare una casa diventa un miraggio, chi non ha la famiglia ricca alle spalle, se ne va - sostiene Alessandro Rosina dell’istituto di demografia dell’Università Cattolica - E quando una donna non lavora fa anche meno figli».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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