Milano nel caos per colpa di 100 no-global

Studenti, anarchici e centri sociali in corteo contro lo sgombero della «Bottiglieria Occupata» di via Savona. La zona è rimasta bloccata per ore, ribaltata una vettura. Sette ragazzi si rifugiano sul tetto dell’edificio

Un centinaio, tra studenti e anarchici, di certo non uno di più, probabilmente qualcuno di meno. Arrabbiati, delusi, decisi a «combattere» ma soprattutto determinati a gettare nel caos totale la città. Dopo che la settimana scorsa il corteo degli studenti durante il «No Gelmini day» aveva paralizzato il traffico e gran parte di Milano, ieri si è replicato, ma i disagi sono raddoppiati. Le proteste degli studenti si sono legate a filo doppio a quelle di una trentina di anarchici sgomberati ieri mattina dalla polizia da un centro sociale di via Savona (a parte sette di loro che, appollaiatisi sul tetto dello stabile, nemmeno dopo estenuanti trattative con la Digos hanno deciso di scendere). E a tutti loro non è parso vero di poter mobilitare circa 400 uomini tra poliziotti, carabinieri e finanzieri (340 solo per il centro sociale) costretti ad arginare gli eccessi ideologici di chi protesta incurante di destabilizzare l’equilibrio di chi, invece, vuole lavorare, spostarsi, in una parola vivere. E oggi si prevedono ulteriori disagi per lo sciopero del personale scolastico indetto dai Cobas.
Al grido di «le strade si bloccano, gli spazi si occupano» una trentina di anarchici della Bottiglieria Occupata di via Savona 18 si sono opposti allo sgombero della polizia, entrata ieri mattina con un blitz, alle 11.50, nel palazzo vecchia Milano composto da circa una trentina di appartamenti affacciati su lunghi ballatoi, rifugio del gruppetto di giovani dopo lo sgombero, nel giugno scorso, del centro sociale «Lab 0» in via Ripa Porta Ticinese 83. Gli anarchici non hanno gradito la breve durata del trasloco, ma sono stati obbligati a portar via tutte le loro masserizie e a far fagotto. Tutti tranne sette di loro. Che, non paghi di aver bloccato il traffico in tutto il circondario per l’intera mattinata e tutto il pomeriggio (per evitare problemi di sicurezza per tutto il giorno è stato impedito l’accesso alle vie Savona, Solari, Montevideo, Cerano, Bergognone, Tortona fino a viale Coni Zugna) dagli abbaini dello stabile sono saliti in cima al tetto del palazzo. E da lì non sono più scesi, nonostante la polizia le abbia tentate davvero tutte per convincerli. «Abbiamo cibo, acqua e determinazione da vendere» hanno fatto sapere mentre l’autoscala di una ditta di traslochi parcheggiata nel grande cortile interno stava portando via quel che restava della loro roba.
Nemmeno gli altri che avevano già lasciato lo stabile, però, si sono dati per vinti. E, nel pomeriggio, hanno raggiunto gli studenti che protestavano all’università Statale per programmare una risposta allo sgombero, spiegando che il blitz nello stabile di via Savona era, a loro avviso, la conseguenza dei tafferugli scoppiati qualche giorno fa alla Statale durante il «No Gelmini Day», quando un funzionario della Digos venne aggrediti a colpi di spray urticante. E dopo aver minacciato di ritrovarsi in piazza XXIV Maggio per un presidio-corteo notturno, si sono limitati a un blitz lungo la circonvallazione interna. Dopo aver bloccato il traffico per una manciata di minuti lungo via Francesco Sforza, però, sono stati «scoraggiati» dall’arrivo delle forze dell’ordine in assetto antisommossa. Che, bloccandoli in via Laghetto, hanno posto fine a tutte le loro velleità di protesta on the road.
Con il passare delle ore, mentre le forze dell’ordine si apprestavano a passare tutta la notte, in via Savona (la polizia sarà sul posto anche per tutta la giornata di oggi) i collettivi studenteschi hanno lasciato la facoltà di Fisica di via Celoria, occupata mercoledì, forse paghi di aver manifestato tutto il giorno con lezioni in strada organizzate dai ricercatori di Scienze in piazza Mercanti e poi in via Festa del Perdono dove la giornata si è conclusa con una grossa assemblea.

Intanto le strade della città tra l’università Statale e via Savona erano invase da file interminabili di auto, una delle quali, parcheggiata in viale Gabriele d’Annunzio, è stata ribaltata dai manifestanti. Ma che importa se le macchine non circolano quando le idee possono circolare liberamente?

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