Si dice che il prefetto sia chiuso da giorni nel suo ufficio per studiare le carte sulle trascrizioni delle nozze tra coniugi dello stesso sesso, quelle che il sindaco gli ha inviato. Cerca una via di fuga dall'impasse in cui si trova. Come è noto il rappresentante del governo si trova schiacciato tra il pressing sempre più stringente del ministro dell'Interno Angelino Alfano, determinato a «portare a casa» la cancellazione delle trascrizioni, e l'atto del sindaco Giuliano Pisapia che ha firmato le sette trascrizioni. E che probabilmente firmerà anche le altre cinque arrivate sul suo tavolo. Ad aprire la strada del prefetto Francesco Tronca il caso di Roma, con il collega Giuseppe Pecoraro, che ha ordinato al sindaco Ignazio Marino di cancellare gli atti firmati sabato, ricevendo un secco «no». Ma si è dovuto fermare. Il prefetto, infatti, non può cancellare da sé le trascrizioni in quanto non ne ha potere, né può impugnare gli atti davanti a un giudice.
L'unico soggetto titolato a farlo è la Procura della Repubblica, che dovrebbe aprire un'istruttoria per valutare nel merito la questione, non per eventuali vizi di forma. Non solo, il pubblico ministero, che agisce nell'interesse della legge, dovrebbe chiedere al tribunale l'annullamento dell'atto. In sostanza sia gli avvocati della Rete Lenford, che Certi diritti che l'Associazione nazionale degli ufficiali di Stato civile sono concordi nel ritenere che un atto di stato civile non sia cancellabile per via amministrativa. Sempre mercoledì Alfano è intervenuto per ribadire che il sindaco, facente le veci di ufficiale di governo, è subordinato al prefetto. Cosa che se in parte è vera, non tiene conto della natura giuridica dell'atto di stato civile. «Non penso che il prefetto di Roma si possa spingere oltre - spiega Manuel Girola, avvocato della Rete Lenford - sarebbe giuridicamente assurdo. Non solo l'annullamento in via gerarchica sarebbe illegittimo, ma rappresenterebbe un palese abuso del potere esecutivo in danno di singoli individui e verrebbe immediatamente impugnato davanti al Tar. Potrebbe inoltre sollevarsi un conflitto tra i poteri dello Stato avanti la Corte costituzionale perché verrebbe leso l'interesse del potere giudiziario. In sintesi sarebbe un'interferenza del potere esecutivo su quello giudiziario. Poteri che, come noto, sono separati».
Infine un atto del genere da parte del prefetto, e ancora prima del ministro dell'Interno costituirebbe «un atto palesemente discriminatorio poiché sottoporrebbe questi atti a una trattamento del tutto diverso da quello ordinario - spiega ancora Girola - solo per la sua connessione con l'orientamento sessuale dei soggetti coinvolti, violando la carta dei diritti fondamentali dell'Ue (art. 21) e il Trattato sull'Ue (art.6)».
Sull'altro versante l'avvocato prestato alla politica Giuliano Pisapia è stato ben attento a non emanare alcuna ordinanza sindacale che imponesse ai dipendenti dell'anagrafe di trascrivere i matrimonio contratti all'estero, che non sono suoi sottoposti, e a trascrivere personalmente gli atti in quanto ufficiale di stato civile.
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