Guido Della Frera, proprietario con Gdf Group di sette alberghi in Lombardia (Milano, Sesto San Giovanni, Brescia e Ponte di Legno) per un totale di 1000 camere. Com'è la situazione?
«C’è stata una buona ripresa dopo l’estate, a ottobre-novembre, purtroppo dalle ultime settimane stiamo subendo una frenata, specialmente da gennaio a Milano e Brescia. Le grandi città campano di turismo straniero, italiani sono meno della metà, e con quello che sta accadendo in Europa c'è stato un blocco delle prenotazioni. Avevamo conferme interessanti ma la situazione alberghiera torna a essere a rischio nel primo trimestre 2022».
Come si chiude il bilancio 2021?
«Rispetto al 2020 ovviamente siamo migliorati, chiudiamo con un tasso di occupazione media durante l'anno del 40%, era la metà un anno fa, ma il danno è ancora enorme. Prima del Covid la percentuale era del 60/70%».
C'è il rischio di nuove chiusure.
«Io ho sempre tenuto aperti tutti i miei alberghi e continuerò a farlo, siamo un servizio pubblico di fondamentale importanza e la cassa integrazione prolungata ha prodotto effetti psicologici devastanti sui dipendenti».
Perchè?
«Il lavoro del ristoratore e albergatore non è facile, comporta dei sacrifici di tempo e alla famiglia notevoli, teniamo aperte le cucine fino a mezzanotte o l'una, i lavoratori alle 6 sono sul posto per preparare le colazioni. Io ho avuto decine di dimissioni in questi mesi, cuochi o camerieri fidatissimi che provenivano dal sud, sono tornati a casa durante la cassa e poi hanno voluto riavvicinarsi a casa, non se la sentivano più di vivere da soli o hanno preso ritmi diversi. Un cameriere guadagna 1.300 euro, alcuni mi dicono che con il reddito di cittadinanza ne percepiranno 800 e arrotonderanno con qualche lavoretto in nero. Abbiamo questa concorrenza. Un altro che lavorava con me da otto anni, molto valido, si è licenziato e fa il magazziniere per una società di logistica, la moglie si è abituata a vederlo a casa, ha un bimbo piccolo, rientra alle 18 invece che all'una. Stiamo impazzendo per assumere personale, è un bel problema».
Federalberghi però sta chiedendo di rinnovare la cassa in scadenza a fine anno. É favorevole?
«Nulla in contrario se altri imprenditori vogliono usufruire della cassa, giusto prolungarla per altri tre mesi perchè saranno molto freddi per il nostro lavoro, ma va data un'alternativa a chi, con fatica, vuole restare aperto e non lasciare a casa i dipendenti. É la decontribuzione già sperimentata da settembre a fine anno, si prolunghi il taglio dei contributi Inps del 40% per altri tre mesi, il dipendente prende lo stipendio pieno e continua a lavorare, evitiamo le ricadute negative che ho raccontato e lo Stato risparmia pure. Il governo offra entrambi gli strumenti. E se i fondi sono pochi si concentrino sulle grandi città che vivono di turismo straniero e business. Gli hotel di mare e montagna sono andati o stanno andando bene e hanno già assunzioni stagionali».
É stata chiesta anche una moratoria Imu.
«Ma è una battaglia assurda, il 90% degli immobili alberghieri italiani sono di società diverse da quelle di gestione».
Ha dipendenti no vax?
«Ce n'erano tre e li ho persi, si sono dimessi.
Ma il primo settembre ho comunicato che avrei fatto lavorare solo vaccinati, se un cuoco si contagia finiscono in quarantena tutti i contatti stretti e chiudo l'hotel. Non posso mandare via i clienti e mettere a rischio i posti di lavoro».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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