Aler, meno spese e poltrone Ma il Pd dice no alla riformaCon una sola agenzia si risparmiano 130 posti nei cda e 4 milioni l'anno

L'accordo trovato nell'aula del consiglio regionale non regge. La riduzione delle poltrone non piace al centrosinistra che parla di riduzione dei costi della politica, ma quando si tratta di metter mano alle forbici protesta. Non più Aler, ma Alpe (Agenzia lombarda pubblica edilizia) ed è già scontro dopo che ieri la giunta Maroni ha approvato il progetto di legge che cancella le 13 organizzazioni provinciali con i 13 consigli di amministrazione, sostituiti da un unico cda che fisserà le linee guida e da un consiglio di indirizzo e vigilanza che coordinerà le strutture periferiche: solo 8 posti, invece degli attuali 130 oggi spesso riservati a politici trombati o vecchi amministratori da rottamare e in quota ai diversi partiti. Con un risparmio, ha spiegato l'assessore alla Casa Paola Bulbarelli, «di quasi 4 milioni di euro all'anno». Di «riforma storica» parla il governatore Roberto Maroni che ha imposto la linea della mozione Fabio Altitonante (Pdl) che chiedeva la riduzione a un unico cda. Mentre Lega, Pd e forse anche qualche ala del Pdl preferirebbero una semplice riduzione dei cda il cui lavoro ha prodotto, ha ricordato Maroni, un buco nei bilanci di 30 milioni di euro. «Soldi - ha spiegato - che se recuperati saranno utilizzati per rilanciare l'edilizia popolare». Ma il centrosinistra contesta. «L'istituzione di un'unica grande Aler - ha protestato il consigliere pd Onorio Rosati - è un modo per accentrare in Regione tutte le decisioni che interessano direttamente i territori e le loro amministrazioni». Non solo. «Si utilizza strumentalmente la polemica sui costi della politica per assumere nuovamente una decisione neocentralista». Contraria anche Lucia Castellano, la capogruppo della lista che ha appoggiato Umberto Ambrosoli. «Sappiamo per esperienza dell'Aler di Milano, con le sue 100mila case e i suoi 26 milioni di debito che il gigantismo non giova né all'efficacia della gestione, né alla qualità del servizio». Pronta la replica di Maroni che non ha proprio gradito le critiche: «In Lombardia la sinistra è diventata conservatrice: vuole conservare le “cadreghe” nei consigli di amministrazione inutili che ho abolito».
È il primo vero scontro con il centrosinistra, dopo che in questo avvio di legislatura si era respirato un clima fin troppo da volemose bene. Un conflitto che si allarga ai Palazzi, dopo che l'assessore comunale Daniela Benelli ha parlato di «una riforma-lampo, calata sulla testa dei Comuni senza alcuna consultazione».

EFacendo notare che «l'area metropolitana di Milano conta da sola i due terzi delpatrimonio regionale (100mila alloggi su 160 mila), ma non ha avuto alcuna voce in capitolo». Ora il progetto di legge approderà in consiglio. Per subire l'inevitabile attacco dei partiti.

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