Un nuovo assalto a Montanelli: bambola choc tra le braccia

L'attivista ha scavalcato le transenne poste a protezione dell'effige per aggiungere un fantoccio ed un cartello esplicativo. Trattenuta per un'ora in questura, è stata poi rilasciata

Un nuovo assalto a Montanelli: bambola choc tra le braccia

Non c'è pace per la statua di Indro Montanelli collocata nei giardini pubblici di via Palestro a Milano, da tempo oramai finita nel mirino di contestatori e buonisti di ogni genere: l'ultimo episodio quest'oggi, con la provocatoria aggiunta di quella che dovrebbe essere una bambina di 12 anni.

Il primato, tuttavia, in ordine cronologico è da attribuire al gruppo femminista "Non una di meno", che durante una manifestazione indetta in occasione della Festa internazionale della donna, lo scorso 8 marzo 2019, imbrattò l'effige del celebre giornalista fucecchiese con una vernice di color rosa.

Più di recente erano stati i "laici ed antifascisti" Santinelli ad esternare tutto il loro disappunto per la presenza della statua e per l'intitolazione dei giardini pubblici a Montanelli, chiedendo all'amministrazione locale di intervenire. "A Milano ci sono un parco e una statua dedicati a Indro Montanelli, che fino alla fine dei suoi giorni ha rivendicato con orgoglio il fatto di aver comprato e sposato una bambina eritrea di dodici anni perché gli facesse da schiava sessuale, durante l'aggressione del regime fascista all'Etiopia", si erano lamentati gli attivisti. "Noi riteniamo che sia ora di dire basta a questa offesa alla città e ai suoi valori democratici e antirazzisti e richiamiamo l'intero consiglio a valutare l'ipotesi di rimozione della statua, per intitolare i Giardini Pubblici a qualcuno che sia più degno di rappresentare la storia e la memoria della nostra città Medaglia d'Oro della Resistenza".

Il tema, portato all'attenzione sull'onda di quanto accaduto a George Floyd negli Usa, aveva trovato l'approvazione della sinistra. "Le motivazioni della richiesta di rimuovere la statua le riconosco come valide perché quella è stata una brutta pagina della nostra storia.Vanno indagate le motivazioni che hanno portato all'intitolazione e valutare se siano ancora valide oggi. Da parte mia, farò in modo che se ne discuta", aveva dichiarato Diana De Marchi.

"'Gli italiani non imparano niente dalla Storia, anche perché non la sanno'. Queste sono le parole spocchiose del “più grande giornalista italiano” Indro Montanelli". Così avevano invece esordito su Facebook gli autori del nuovo imbrattamento della statua del giornalista con una vernice rossa lo scorso 13 giugno. I membri del gruppo Laboratorio universitario metropolitano (Lume), avevano addirittura ripreso e poi postato le immagini dell'atto di vandalismo, premurandosi di coprire bene il viso con cappucci per non farsi riconoscere.

Di oggi invece l'opera provocatoria di colei che ama definirsi "artivista", vale a dire Cristina Donati Meyer. Elusa la sorveglianza della polizia, e scavalcata la transenna disposta a protezione dell'effige, la donna ha voluto "completare" la statua aggiungendo sulle ginocchia del giornalista un fantoccio raffigurante una bambina eritrea di 12 anni. Per esplicare al meglio le sue intenzioni, la Meyer ha aggiunto un cartello. "Il vecchio e la bambina. Il monumento a Indro Montanelli, così, è completo. Non occorreva colorare la sua statua, era sufficiente aggiungere sulle ginocchia del vecchio la bambina eritrea di 12 anni della quale abusò da soldato colonialista e fascista".

I poliziotti sono quindi intervenuti per interrompere la donna, poi portata in questura, dove è stata trattenuta per circa un'ora per poi tornare libera. "Non era mia intenzione deturpare il monumento, anzi. Quella statua ha avuto, dopo oltre un decennio, un ruolo fondamentale per riaccendere una discussione e una riflessione, mai fatta in Italia, su cosa significò l'invasione e colonizzazione italiana in Etiopia, Eritrea, Somalia e Libia", ha spiegato l"artivista" su Facebook. "Gas nervino sulle popolazioni civili, bombardamenti, stupri di massa, stragi, schiavizzazione di ragazze e bambine, spose bambine acquistate dalle famiglie, sottrazione di beni artistici e monumentali, risorse e terre".

Secondo la Meyer, "Dovremmo essere tutti grati a Montanelli e al suo monumento, il quale, fungendo in taluni casi da capro espiatorio, ha consentito alle italiane e agli italiani di conoscere e fare i conti con un passato orrendo: quello delle guerre e aggressioni coloniali del fascismo", ha concluso.

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