La filosofia è sempre la stessa. Un pensiero che guida anche l'altro arcinoto collettivo, il Lambretta, ormai inquilino fisso seppur indesiderato di Aler nelle villette di piazza Ferravilla, a Città Studi: loro, i «ragazzi» - come ama definirli il sindaco Giuliano Pisapia - non occupano abusivamente aree private (commettendo quindi un reato) bensì «bonificano» le zone degradate dove s'insediano. È così che, ancora motivati da questo credo, ieri mattina un gruppo composto da una cinquantina di giovani del collettivo Macao si è presentato nell'area abbandonata che circonda lo scalo ferroviario dismesso di Porta Vittoria. Si tratta della prima tappa di un percorso che nei prossimi mesi intende «svelare» una sorta di mappa dei luoghi abbandonati della città o comunque macchiati da criticità di tipo sociale o politico attraverso flash mob di protesta. In modo da puntare il dito con performance estemporanee e provocatorie, contro tutto quello che non va.
Un'azione, dunque, che ricalca quanto già fatto con la prima occupazione, dello scorso maggio, del grattacielo Galfa, all'incrocio tra via Galvani e via Fara, la successiva, lo stesso mese, a Palazzo Citterio, in piena Brera, finendo poi con l'assalato all'ex Macello in viale Molise, all'interno dell'Ortomercato. Dove il collettivo composto dagli autoproclamatisi «lavoratori dell'arte» se ne sta da giugno senza che nessuno, Comune in testa, muova un dito.
Il collettivo, ha aperto la mattinata di ieri tracciando con lo spray la strada per una pista ciclabile intorno all'area della ex stazione ed è poi penetrato nel cantiere dismesso accendendo fuochi d'artificio. I giovani di Macao, infatti, non hanno preso bene il fatto che venerdì scorso - l'università Statale, in collaborazione con biblioteche pubbliche, università, centri di ricerca e naturalmente anche con il Comune - abbia presentato ufficialmente l'apertura della grande biblioteca digitale frutto del lavoro della Fondazione Biblioteca Europea di Informazione e Cultura (Beic). Così ieri i ragazzi hanno poi esposto un pannello e letto un dossier sul progetto della Beic. Che, nell'idea iniziale, sarebbe dovuta sorgere proprio nell'area di Porta Vittoria.
E, anche se non hanno puntato il dito esclusivamente contro Palazzo Marino, non sono stati teneri con la giunta che da mesi, se non li incoraggia pubblicamente, certamente non li ha mai ostacolati.
«Il Comune ha inaugurato, improvvisamente e con generale stupore, la biblioteca digitale della Beic, che prevede la possibilità di consultare online circa duemila testi - hanno quindi spiegato i lavoratori dell'arte -.
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