Dire che Stefano Boeri è amareggiato per quanto successo tra lui e Pisapia è giocare al ribasso. L'assessore alla Cultura di Milano, da ieri privo delle sue deleghe, è "sconvolto". E si chiede dove siano le divergenze che hanno impedito di trovare un punto di contatto con il primo cittadino del capoluogo lombardo "sulla politica culturale della città".
Sulle frequenze di Radio Popolare, questa mattina, Boeri ha ribadito la sua sorpresa per una liquidazione di cui non vede le ragioni e negato le "consulenze super pagate" di cui ha parlato la stampa". Preoccupato per le sorti di progetti "che rischiano di interrompersi", ha auspicato che la giunta prenda "in mano Expo".
Boeri non ha voluto lasciare il suo incarico senza prima levarsi dalle scarpe qualche sassolino. La sua estromissione dalla Giunta è - sue parole - l'atto di un partito che lo ha "venduto". "Il Pd a cui credo - ha detto - non è questo. Non è il Pd che mi liquida, mi vende in una riunione di sabato mattina".
A motivare la sua estromissione dall'incarico finora ricoperto sarebbe stata l'incapacità dei Democratici di guardare in avanti. Il Pd, ha detto Boeri, "è terrorizzato dalle politiche nuove". E "sacrifica una persona e una politica nuova".
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