Borse lavoro del Comune: 501 a italiani, 428 a stranieri

Sardone: "Contributi sproporzionati agli immigrati". Majorino: "Hanno più figli, Salvini sostenga le nascite"

Borse lavoro del Comune: 501 a italiani, 428 a stranieri

Quasi la metà delle borse lavoro assegnate nel 2018 dal Celav (il Centro di mediazione al lavoro) sono andate a immigrati. Su 1.429 tirocini attivati nel corso dell'anno (1.129 persone effettive) con fondi del Comune, in 501 casi ne hanno beneficiato italiani e in 428 stranieri (per un pacchetto di 1.359.483 euro). A questi vanno aggiunti i 200 tirocini riservati ai richiedenti asilo secondo il progetto Siproimi finanziato dal Ministero dell'Interno. In questo caso Palazzo Marino è solo ente gestore e i fondi governativi (301.675 euro) sono vincolati ai richiedenti asilo. Sommando le due fonti, delle 1.129 borse lavoro quindi 628 sono andate a immigrati e 501 a italiani. L'anno prima la quota italiani-stranieri era stata di 479 a 365 per quanto riguarda i fondi comunali più 122 profughi presi in carico con fondi statali (94mila euro). Il Celav favorisce in particolare l'integrazione professionale di disoccupati in difficoltà, spesso con problemi psichici o fisici o appartenenti a minoranze linguistiche. La consigliera del gruppo misto Silvia Sardone, candidata alle Europee con la Lega, torna a contestare la sproporzione tra il 19% degli stranieri residenti in città e i sussidi assegnati loro dal Comune. I dati sono stati forniti dall'assessore al Welfare Pierfrancesco Majorino in risposta ad un'interrogazione della consigliera. «Anche nel 2018 - sottolinea -, come avevo denunciato nel 2017 e nel 2016, praticamente la metà delle borse lavoro promosse dal Celav sono finite a immigrati. Sono meno del 20% della popolazione ma in fatto di Welfare pesano in misura uguale, se non addirittura superiore in certi casi, agli italiani. E le borse lavoro sono solo l'ultimo esempio di welfare rovesciato, che finisce per premiare gli stranieri a scapito dei tanti italiani in difficoltà di cui è piena la nostra città». Ricorda «ad esempio che la bebè card (sospesa fino a dopo l'estate per il fallimento del gestore, ndr) nell'80% dei casi finiva nelle tasche di mamme straniere. Majorino organizza marce contro un presunto razzismo verso gli immigrati che non esiste e i numeri, semmai, dimostrano che i veri discriminati sono gli italiani». L'assessore Pd ribatte a Sardone che «visto che è così appassionata nel ricordare che a Milano gli stranieri rappresentano il 19% della popolazione, comunque il doppio media nazionale del 9%, farebbe bene a sottolineare che purtroppo nelle loro famiglie ci sono molti più minori che in quelle italiane, e quindi da quelle famiglie arrivano molte più richieste di sostegno rispetto a quella particolare misura. Invece di passare il suo tempo a fare inutili distinguo, dovrebbe impegnarsi per far si che il governo che lei sostiene e la Lega per la quale è candidata aumentino le risorse a disposizione per il sostegno alla genitorialità, per gli asili nido e per aiutare le neo mamme e i neo papà. Sarebbe un buon modo per stimolare le nascite, anche e soprattutto per i giovani italiani».

Tra i due litiganti, il consigliere e candidato in Ue di Forza Italia Pietro Tatarella sottolinea che «dai giornali si è scoperto giorni fa che gli immigrati irregolari sono 90mila e non 500mila e un sondaggio dipinge un Paese che vive la paura dei giovani, molti laureati, che lo abbandonano per cercare lavoro all'estero.

Tra un comizio di Salvini, una marcia di Majorino e qualche politico che ha scambiato il suo ruolo per quello di inviato di Striscia la notizia magari torniamo a discutere con serietà di riforme, di crescita e di lavoro».

ChiCa

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