Caro Gonzalo, 11 anni di ritardo ma era destino

di Daniele Abbiati

Adesso, caro Gonzalo (caro - lasciamelo dire - anche per il portafogli di Elliott e delle storie tese che gli stanno dietro) devi: 1) lasciarti un po' andare a tavola, rinforzare il girovita, insomma, recuperare la pancetta, perché vederti così smagrito, alle visite mediche, mi ha messo addosso un filo di ansia; 2) non tagliarti, per nulla al mondo, quella barba da attore de Il segreto, da assistente di Filosofia antica, da impiegato del catasto. Gli interisti dicono, dandosi di gomito, che anche il Milan ha fatto finalmente «un acquisto... di peso»? Benissimo, noi li lasciamo gongolare. Gli juventini sbavano sul volto imberbe, quasi da replicante (forse lo è davvero) di CR7? Ottimo, noi li assecondiamo.

Noi del Milan ti accogliamo alla nostra maniera, come il campione della porta (avversaria) accanto, come il normale emblema di una rivoluzione di velluto, senza squilli di tromba e tromboni, senza proclami e progetti di chi crede di aver già

in tasca la Champions League. Perché a noi i personaggi piacciono nei film e nei romanzi, non con indosso la nostra maglia. Non era «personaggio» Shevchenko, come non lo erano Virdis o van Basten. Né, prima di loro (...)

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