Cattedra di Estetica, guerra giudiziaria tra i delfini di Zecchi

Il Tar dà torto alla prof che aveva contestato i metodi di assegnazione al contendente

Cattedra di Estetica, guerra giudiziaria tra i delfini di Zecchi

Può una cattedra di filosofia venire assegnata da commissari che non sono filosofi? Sì, dice il Tar della Lombardia. Può in una commissione d'esame sedere un docente che ha scritto insieme a uno dei candidati, ha lavorato accanto a lui, fa parte degli stessi comitati? Sì, dice ancora il Tar della Lombardia. E così nella lunga battaglia che si combatte intorno alla cattedra di Estetica della Statale, il primo punto fermo messo dalla giustizia amministrativa dà ragione ai vertici accademici; e dà torto a Maddalena Mazzocut-Mils, professore associato, che aveva ricorso contro l'assegnazione della cattedra da ordinario al suo unico avversario, Andrea Pinotti.

Sia la Mazzocut-Mils che Pinotti sono stati a lungo nella squadra di Stefano Zecchi, titolare della cattedra di Estetica in via Festa del Perdono. Quando Zecchi si è ritirato, entrambi hanno ritenuto di avere i titoli per ereditarne la cattedra. Ed è partito il consueto braccio di ferro tra accademici, a base di titoli, pubblicazioni, riconoscimenti e quant'altro. Vincitore, Pinotti.

Ma la Mazzocut-Pils non si arrende, e porta lo scontro davanti al Tar, sollevando una lunga raffica di contestazioni. Come è possibile che si sia limitato a trenta pagine il curriculum che gli aspiranti potevano presentare? E come è possibile che a fare parte della commissione giudicatrice siano stati chiamati due docenti stranieri su tre, uno della Columbia e uno della Ehess parigina, uno dei quali non parla neanche l'italiano a sufficienza per interloquire con i candidati? Ma a finire nel mirino sono soprattutto le competenze dei commissari: nessuno dei due ha «competenze specifiche» nella materia, sono docenti di storia dell'arte, non di filosofia e tanto meno di estetica. Il ricorso prende di mira anche i rapporti diretti tra Pinotti e i due commissari: con l'americano, David Freedberg, ha collaborato allo stesso libro e ha lavorato a contatto di gomito, dirigendo l'Italian Academy proprio alla Columbia. Entrambi avrebbero «legami professionali intensi e specifici che lo legano all'unico altro candidato», si legge.

Ma il Tar nei giorni scorsi dà ragione alla Statale su tutta la linea: i giudici devono addentrarsi su un terreno complesso, spiegando che per il bando la «teoria dell'immagine» insegnata da uno dei commissari rientra appieno nell'estetica, e che uno dei docenti stranieri «ha contribuito alla nascita della nuova disciplina della neuroestetica».

Quanto al presunto conflitto di interessi «non costituisce ragione di incompatibilità la sussistenza di rapporti di mera collaborazione scientifica tra i componenti della commissione e alcuno dei candidati, salvo che si sia in presenza di interessi anche economici di tale intensità da porre in dubbio l'imparzialità del giudizio».

Adesso alla Mazzocut-Mils non resta che fare appello al Consiglio di Stato.

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