Una cattedrale accoglie tutti, il Comune no

(...)A scuola ci hanno insegnato che le cose non sono mai buone o cattive di per sé: ci sono e basta. Una messa solenne o una commemorazione civile non sono, di per sé, meglio o peggio di una sfilata di moda. Dipende dal nostro modo di farle e di giudicarle. Se decidiamo che la moda è una cosa da cretini, non dobbiamo stupirci se, poi, diventa davvero una cosa cretina. Ma se è diventata così (ammesso e non concesso), è anche colpa degli «intelligenti» che l'hanno liquidata come cretina.
Il cristianesimo ha sempre proposto un'altra visione delle cose. Le cattedrali sono così grandi (pensiamo a Milano, o a Firenze) perché destinate non solo alle funzioni religiose, ma anche a feste mondane. Per esempio i ricevimenti in onore dei Capi di Stato spesso si facevano in cattedrale. La distinzione tra «sacro» e «profano» non diventa mai separazione.
Ecco perché dicevo poco fa che al nostro Duomo importerà poco di vedersi sfilare ai fianchi un certo numero di belle ragazze ben vestite.
In questo senso, trovo ammirevole che Postdamerplatz, a Berlino, abbia curato la ferita del Muro - che l'attraversava - senza paura di mescolare memoria e mondanità. E' segno non di mancanza di rispetto, ma di energia vitale.
Se in un momento di crisi nera, come quello che stiamo attraversando, si mettono i bastoni tra le ruote a chi intende portare una ventata - sia pure piccola - di vitalità, anche attraverso una rassegna di moda, a me non pare un bel segno.
Posso capire l'Associazione partigiani, capisco meno il Comune.

Si ha quasi l'impressione che il Comune di Milano, a corto di idee sui problemi importanti, voglia prendere tempo attraverso questi atti di nessuna importanza per vendere un'immagine di civismo e di partecipazione democratica. Che è, però, solo un'immagine.

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