I conti non tornavano. Né per le guardie né per i ladri. «Ne mancano tre» dicevano tra le mura del carcere i 13 balordi arrestati nel maggio scorso dagli investigatori della quinta sezione della squadra mobile per il supercolpo, messo a segno oltre un anno prima, la mattina di sabato 5 febbraio 2011, alla gioielleria Scavia di via Spiga e fruttato circa 9 milioni di euro in preziosi (mai ritrovati). Ed era proprio così. La rapina, con i finti vigili travestiti con i nasoni e i baffi - «l'ambaradan», «il servizio», «la botta» o «lo spettacolo» - come lo chiameranno otto mesi più tardi (senza sapere di essere intercettati) passando in auto da corso Venezia i mandanti del colpo - mica l'avevano fatta loro: il 59enne Pino Rebuscini detto «il Drago» o «il Commenda», palermitano d'origine e milanese da sempre, arrestato per la prima volta ad appena 19 anni e implicato nella maggior parte dei colpi in gioielleria meneghini degli ultimi vent'anni. E tanto meno suo fratello Cesare o i gioiellieri incensurati Raffaele Jacente e Franco Fisher. In certi ambienti a sporcarsi le mani sono sempre gli stessi. Erano stati infatti Andrea Giannetti, 71 anni, il 66enne Giuseppe Vacca e il 59enne Giuseppe Marchisella. Una garanzia, insomma. Tre rapinatori «storici», pregiudicati di lungo corso, finiti in manette ieri mattina insieme a Nicola Gaetano Donato Dapoto, 53 anni, ritenuto dagli investigatori della Mobile il tramite tra gli ideatori del colpo e la «batteria» di esecutori.
Quel 5 febbraio Vacca e Marchisella, travestiti da vigili urbani, avevano atteso un impiegato sulle scale dell'ingresso secondario della gioielleria, lo avevano costretto ad aprire e a farli entrare nel negozio. Quindi, dopo aver sequestrato i dipendenti per circa un'ora e mezza e «ripulito» il negozio di tutti i preziosi che conteneva senza lasciare alcuna traccia, si erano portati via l'hard-disc con le immagini delle telecamere.
Dalle indagini è emerso che il 71enne aveva invece seguito per diverso tempo l'impiegato che poi gli aveva aperto il negozio e al quale i banditi avevano poi mostrato a scopo intimidatorio la foto della sua abitazione in provincia di Novara, legandogli anche alla caviglia una finta bomba.
Vacca era già in carcere a Padova, dopo essere stato arrestato dagli agenti del commissariato Bonola di Milano perché trovato in possesso di banconote false. Secondo quanto spiegato dalla polizia, il 66enne originario di Barletta e residente a Milano era stato autore nel 1999 con Dapoto di un rocambolesco tentativo di rapina avvenuta a Chiasso in Svizzera, dove il direttore di un deposito valori rapito a casa sua e portato nell'agenzia, era riuscito a chiudersi in una stanza blindata facendo fallire il colpo.
Invece Giannetti - nato a Potenza ma residente nel milanese - oltre a un tentato duplice omicidio a Cesano Boscone, ha precedenti per rapina fin dalla fine degli anni Settanta. Nel 1993, insieme a Vacca, usando una bomba a mano, aveva commesso un assalto al Banco Ambrosiano-Veneto di Padova in cui era morto un loro complice ed era rimasto ferito un funzionario di polizia.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.