Confessa il pirata di via Gallarate: «In prova in un bar, avevo fretta»

Molto dispiaciuto, ma non devastato dal dolore. È in queste condizioni che lunedì sera, a mezzanotte e mezza, Luigi Statti, 35 anni, barman di origini milanesi, ha accolto l'appello lanciatogli quello stesso pomeriggio dai vigili. E si è costituito dai carabinieri di Cornaredo, dove risiede, per dichiararsi colpevole dell'investimento del ciclista 79enne Angelo Zanella, «stirato» su un passaggio pedonale all'angolo tra via Gallarate e via Jona domenica mattina mentre era a bordo della sua Toyota Yaris di colore grigio metallizzato. Dopo l'investimento, infatti, l'automobilista era fuggito, senza prestare soccorso al ferito. E il pensionato è morto qualche ora più tardi all'ospedale Niguarda dov'era arrivato in condizioni non particolarmente gravi. Purtroppo il suo trauma cranico commotivo è peggiorato con il passare delle ore.
Statti è stato molto diretto con i carabinieri, non ha tergiversato ed è andato dritto al punto, come se desiderasse togliersi un peso opprimente in tempi rapidi. Probabilmente sapeva che i vigili del radiomobile - che conducono le indagini e oltre a sentire un testimone rivelatosi fondamentale hanno guardato i filmati registrati dalle telecamere della zona e quelle dell'autobus della linea 72 - conoscevano già il tipo e il colore dell'auto pirata ed erano sulle sue tracce.
«Sono stato io domenica, poco dopo le 9.30, a investire e a uccidere quel pensionato al Gallaratese - ha spiegato ai militari -. Non andavo molto veloce, ma avevo una gran fretta: proprio quella mattina dovevo iniziare un periodo di prova in un bar milanese. Subito dopo l'investimento sono stato preso dal panico e sono fuggito, non mi sono fermato a prestare soccorso a quel poveretto».
Ora Statti, essendosi costituito, eviterà il carcere ma non la denuncia per omissione di soccorso, quella per omicidio colposo, il ritiro della patente e, naturalmente, dell'auto, vistosamente ammaccata nel punto d'impatto con la vittima. Il barman, però è incensurato e, anche dopo la condanna, non passerà nemmeno un giorno dietro le sbarre. È molto probabile che ora la questione si sposti tutta sul risarcimento ai famigliari, i due figli di Zanella. Che, per una specie di amara ironia della sorte, hanno spiegato ai vigili che il padre era molto ligio alle regole imposte dal Codice della strada e anche ai figli aveva inculcato il rispetto delle norme che regolamentano la circolazione. La vittima, quella mattina, trascinando la bicicletta a mano, stava attraversando le strisce pedonali per recarsi al vicino cimitero Maggiore sulla tomba della moglie, come ogni domenica.


Ora toccherà ai vigili interrogare il pirata della strada che, secondo i rilevamenti (ma di dati ufficiali non ne esistono) andava a una velocità non superiore ai 70 chilometri orari in una zona dove il limite è di 50.
Il vicesindaco Maria Grazia Guida e l' assessore alla Sicurezza Marco Granelli intanto hanno dichiarato ieri che il Comune di Milano sta valutando di costituirsi parte civile al processo.

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