Una gaffe imbarazzante, molte e palesi incoerenze, reazioni fredde o polemiche: la «prima» milanese del professore Conte è un fiasco e la strada dei 5 Stelle verso il voto resta tortuosa e piena di incognite.
Mancano appena 50 giorni alle Comunali, la sfida è ormai delineata ovunque salvo una vistosa assenza: quella di una lista dei grillini a Milano, una città che li ha sempre amati poco - e poco votati - ma con cui devono necessariamente devono fare i conti. A Milano i 5 Stelle sono deboli, divisi e senza un candidato, ma sono pur sempre il primo partito in Parlamento (anche se non più in Paese) e ora hanno un nuovo e ambizioso leader appena votato da una sorta di plebiscito interno on line e senza avversari: Giuseppe Conte.
Così, l'ex presidente del Consiglio Conte, nella sua nuova veste di «Capo politico» del Movimento, deve aver segnato il caso-Milano fra le priorità da affrontare al più presto. Primo problema: la base locale ha designato candidata, Elena Sironi, che però non sembra convincere i vertici. Altro punto debole: a Palazzo Marino gli eletti grillini sono apparsi inconcludenti e divisi, e dopo un mandato incolore ognuno ha preso la sua strada. Ora il sogno di molti grillini è un'alleanza col centrosinistra a sostegno di Sala, ma il Pd non pare entusiasta di questa prospettiva, vista oltretutto con autentico orrore dall'ala riformista della coalizione, un'area piccola ma con le idee chiare.
Con questa confusione che regna in casa grillina, Conte ieri ha pensato di prendere in mano il caso Milano con un lungo intervento sul Corriere della Sera che voleva essere un segnale inviato a Sala e al Pd. L'esito però è stato molto diverso da quello sperato e non solo per la gaffe sui 200mila bambini poveri di Milano. Da sinistra si è percepito solo gelo e silenzio, mentre il centrodestra ha avuto gioco facile nello smascherare le incoerenze fra le suggestioni avanzate da Conte - tutte giocate sulla retorica di una «Milano del fare» - e la politica del suo Movimento. «Fa sorridere - ha detto il coordinatore regionale della Lega Fabrizio Cecchetti - che Conte scopra improvvisamente Milano e il suo ruolo di locomotiva economica del Paese. Fa sorridere perché da presidente del Consiglio del suo secondo esecutivo, con il freno a mano tirato del Pd, è stato per oltre un anno un avversario della Lombardia e del suo capoluogo, ritardando e ostacolando infrastrutture cruciali per la viabilità dell'aeroporto di Malpensa, per i giochi olimpici del 2026, per snellire il traffico dell'area metropolitana, senza contare l'imbarazzante nulla a livello diplomatico per fare pressione in Europa per l'assegnazione del Tribunale Europeo dei Brevetti a Milano». «Parole vuote», insomma, per la Lega.
E anche Carlo Fidanza, eurodeputato di Fdi, lo ha incalzato: «Se Conte vuole essere coerente con queste buone intenzioni ne ha finalmente l'occasione: dichiari la disponibilità sua e del M5S ad archiviare definitivamente il fallimentare reddito di cittadinanza».
Sul piano politico, Matteo Forte di «Milano popolare» si è incaricato di analizzare la mossa di Conte e il suo esito: «La verbosità con cui Conte riempie una pagina di giornale - ha detto - può essere semplificata ad una banale richiesta all'attuale sindaco: I 5 Stelle a Milano non hanno mai brillato, caro Beppe prendici con te.
La pantomima della lista dei grillini, che un giorno è annunciata e un altro no, forse sta per terminare. Con buona pace dei riformisti e anti populisti di sinistra, a Milano ci sarà con molta probabilità una coalizione giallo-rossa-green».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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