Corso Lodi, il regno delle gang sudamericane

A sei fermate di metrò dal centro si nasconde la città che non ti aspetti. Nella quale i palazzi popolari assomigliano a casermoni di mattoni rossi tutti identici fra loro, i giardinetti delle piazze sono ridotti a piccole discariche e i residenti - i pochi italiani rimasti - raccontano di soprusi quotidiani e di condizioni di vita sempre più inaccettabili. Sono le ombre della zona 4, che si estende dalle centralissime Porta Vittoria e Porta Romana verso la periferia Est fino all’aeroporto di Linate, attraverso piazza Insubria, piazzale Cuoco, Corvetto e via Lombroso, luoghi troppo spesso al centro di brutti fatti di cronaca.
Anche qui, come in molte altre periferie di Milano, a comandare sono ormai gli immigrati. I più numerosi sono di origine sudamericana. E lo capisci già camminando lungo corso Lodi e le vie limitrofe: la maggior parte delle insegne è in spagnolo. E proprio in corso Lodi c’è il loro quartier generale: il bar «Blak roses», dove le gang si riuniscono prima di bighellonare nei giardinetti che fanno da spartitraffico lungo la strada per poi seminare il terrore fra gli abitanti della zona.
Proseguendo verso Est si arriva in via Tertulliano, una stradina isolata poco lontano da piazzale Cuoco. Qui, in uno spiazzo davanti a un gruppo di palazzi popolari, alcune auto abbandonate sono diventate da tempo il rifugio degli zingari. Sono vecchie, fatiscenti, sporche e quasi completamente distrutte. All’interno ci sono pochi vestiti ed effetti personali. All’esterno, sul lunotto posteriore, un adesivo del Comune avverte che si tratta di un «veicolo abbandonato» e che «l’accertamento è in corso per la rimozione».
Ma il degrado è anche nelle case vere, quelle popolari di piazzale Cuoco, viale Molise e via degli Etruschi, abitate per lo più da anziani o cittadini extracomunitari. I casermoni di mattoni rossi sono stati in parte ristrutturati, tanto che le facciate, ormai pulite, risultano nell’insieme piuttosto ordinate. Se non fosse per le decine di antenne paraboliche che spuntano dai balconi orientate tutte nella stessa direzione e per i cumuli di rifiuti abbandonati sui marciapiedi e persino all’interno dei cortili. Una signora si affaccia dalla finestra e urla: «Per favore, chiamate l’Amsa. Non ne possiamo più». Un’altra, che abita al civico 2 di via degli Etruschi, racconta del custode, un signore russo che in fatto di assenteismo è il numero uno del quartiere. «Non c’è mai - dice sconsolata la donna che preferisce non rivelare il proprio nome -. Questa persona lavora qui da circa un anno e non ha mai spazzato le scale né pulito il giardino». I risultati si vedono: in un angolo del cortile, proprio vicino ai cestini della spazzatura, vecchi computer, ferri da stiro, sedie e pezzi di legno aspettano da tempo di essere trasferiti in una discarica vera. Nel frattempo, però, il custode si gode le sue ferie che vanno avanti da un mese e 40 giorni.
Fra le aree più difficili della zona 4 c’è anche quella adiacente all’Ortomercato. Via Vismara e via Varsavia sono spesso intasate da auto e camion che raggiungono il grande mercato ortofrutticolo. Come se non bastasse, negli angoli e fra i cespugli ci sono cumuli di immondizia, che tracimano persino dai cestini.

Tanto che i residenti non fanno più caso al passaggio di ratti grossi come gatti. «Qui è sempre un caos - conclude uno di loro -, ma la situazione peggiore la viviamo il sabato, quando l’Ortomercato apre ai cittadini. Fra traffico e sporcizia qui la situazione diventa insostenibile».

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