Dall'Ats le lettere ai medici per verificare la vaccinazione

I sanitari che ancora non si sono sottoposti a profilassi avranno cinque giorni per replicare: rischio sanzioni

Dall'Ats le lettere ai medici per verificare la vaccinazione

Sono tra le 10mila e le 15mila le lettere inviate dalle Ats al personale sanitario che ancora non si è sottoposto alla profilassi. Questo quanto prevede il decreto legge 44 del 1° aprile che «al fine di tutelare la salute pubblica e mantenere adeguate condizioni di sicurezza nell'erogazione delle prestazioni di cura e assistenza», introduce l'obbligo vaccinale per il personale medico sanitario. Coinvolti farmacisti, medici chirurghi, odontoiatri, veterinari, biologi, fisici, chimici, psicologi, infermieri, ostetriche, professionisti tecnico sanitari, della riabilitazione e della prevenzione. Così gli «operatori di interesse sanitario» come massofisioterapisti, operatori socio-sanitari, assistenti di studio odontoiatrico.

Cinque i giorni a disposizione per replicare, la cui scadenza era fissata per mercoledì. Da inviare all'Ats le proprie motivazioni e la relativa documentazione per comprovare l'esenzione o il differimento dalla vaccinazione su prescrizione medica, la presentazione della richiesta di vaccinazione o l'insussistenza dei presupposti per l'obbligo vaccinale.

Nella maggior parte dei casi, almeno in Lombardia, chi non si è ancora vaccinato tra medici e infermieri è chi ha contratto il Covid dal febbraio 2020 a oggi. Si parla di un numero consistente: basti pensare che dall'inizio della pandemia sono circa 100mila gli operatori socio sanitari che si sono ammalati.

Tutti gli ospedali pubblici e privati, le strutture sanitarie come Rsa o strutture per l'assistenza dei disabili, hanno fornito alle Ats competenti gli elenchi del personale che non risulta vaccinato. Tra circa un mese, al netto quindi di chi ha fornito una «motivazione clinica» si avrà la lista di chi ha deciso di non sottoporsi alla profilassi per altri motivi. Dalle prime rendicontazioni in mano al Regione Lombardia sembra che il tasso di adesione negli ospedali sia del 97 per cento, più basso invece nelle altre strutture socio sanitarie.

Una Commissione disciplinare, che sarà istituita tra circa un mese dovrà valutare le singole motivazioni, invitare gli operatori a sottoporsi alla vaccinazione e, in caso di nuovo rifiuto, comminare le sanzioni disciplinari. Attenzione: se la legge è molto dura e prevede la sospensione dal proprio incarico, l'affidamento di mansioni diverse anche inferiori, fino alla sospensione dal servizio e della relativa retribuzione, il clima che si respira in Regione non è certo da «caccia alle streghe». Si cercherà di incontrare gli operatori per capirne le motivazioni, informarli dei rischi e benefici delle vaccinazioni e convincerli a sottoporsi all'iniezione.

Va in questa direzione anche la proposta che il presidente della commissione regionale Sanità ha rivolto ai vertici dell'assessorato al Welfare: «Riteniamo sia necessario e doveroso - spiega il presidente Emanuele Monti - fare un passaggio intermedio e incontrare i singoli operatori nelle loro realtà per approfondire direttamente le motivazioni della scelta e fare un'opera di informazione approfondita. Questo prima che i vari casi passino al vaglio della Commissione disciplinare».

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