Li ha osservati a lungo. Confondendosi con nonchalance tra la folla di passanti di via Montenapoleone. Con l'attenzione, però, di chi aveva uno scopo preciso e molto da guadagnarci. Quando ha capito quale poteva essere il «punto debole», ha messo in atto il suo piano-lampo: 19 secondi in tutto. Durata totale dell'intera operazione: nemmeno 2 minuti. Dall'arrivo in scooter, alla fuga. Dopo 5 colpi di mazza ben assestati alla vetrina presa mira. E un bottino di preziosi che sfiora i 700mila euro.
Essenziale, scientifico, senza sbavature. Volendo si può definire un colpo pulito quello messo a segno ieri, poco prima delle 6 del mattino, nella galleria di via Montenapoleone 10, ai danni della boutique Damiani. Che, con le sue otto vetrine e lo show room ai piani alti, abbraccia una fetta generosa di quel quadrilatero della moda che è la vetrina di Milano nel mondo: via Sant'Andrea, via Montenapoleone 10 e l'omonima galleria. Nessuna minaccia, niente armi da fuoco, nessun ferito: nemmeno il ladro, secondo i filmati delle telecamere, si sarebbe fatto un graffio. Questo man in black - molto atletico, non troppo alto, casco nero integrale, pantaloni e giubbino nero, guanti in tinta e un foulard che, quando alza la visiera, gli copre metà faccia - è arrivato a bordo di un T-Max (rubato) quando la città si stava ancora svegliando. «Noi apriamo al pubblico alle 10 ma il personale arriva alle 9 - spiega Giuseppe Viola, da un anno direttore generale del gruppo Damiani -. L'allarme è collegato a un istituto di vigilanza, che ha avvertito subito la questura che, peraltro, è qui vicino. Sono arrivati subito, ma il ladro era già scomparso».
Le telecamere di sorveglianza e quelle dell'istituto di vigilanza della via hanno filmato il malvivente. Che, dopo aver parcheggiato lo scooter (rubato), ha scavalcato la grata che chiude solo per metà l'entrata della galleria, l'ha scavalcata e, una volta all'interno, ha aperto il cancelletto. Quindi è uscito di lì, tornando nuovamente in strada, ha preso la sacca con la mazza di ferro da circa 5 chili (tipica da cantiere) rimasta sullo scooter, è rientrato in galleria e si è avvicinato all'ultima vetrinetta blindata. All'interno, esposti su un ripiano (e non in un'ulteriore teca chiusa, come i preziosi di quasi tutte le altre vetrine della boutique) c'erano 8 gioielli della collezione San Lorenzo: due paia di orecchini, tre anelli, due collane in oro e diamanti con particolari lavorazioni e una collana composta di 4 fili di perle e diamanti. Il balordo ha assestato 5 colpi ben precisi e sempre nello stesso punto per essere sicuro di aprirsi in fretta un varco nel vetro. Poi ha infilato la mano appropriandosi di tutti i gioielli esposti, tranne un anello che, rimasto infilato in fondo al ripiano, gli è sfuggito.
Dopo il primo colpo di mazza al vetro scatta l'allarme. E il balordo in azione appare immediatamente sui monitor dell'istituto di vigilanza che chiama il 113. Sul posto arrivano subito le pattuglie dell'Ufficio prevenzione generale e del commissariato Centro. Ma i poliziotti trovano solo la mazza e la sacca.
Gli investigatori non pensano ne a un colpo su commissione ne a un basista. «Solo a un tipo che ha calcolato i tempi d'azione e di fuga con precisione certosina, non ha lasciato nulla al caso e ha approfittato dei gioielli lasciati in vetrina anche di notte».
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