Il 70 per cento delle fermate della M1 e M2 non è accessibile, così circa il 90 per cento dei tram e l'80 per cento dei bus. Inaccessibili ai disabili motori il 60 per cento degli uffici pubblici, il 70 per cento delle scuole, 9 negozi su 10 su 18mila esercizi. Completamente inaccessibile la città per i disabili sensoriali: in sostanza Milano è fuori legge sotto il profilo della accessibilità, a soli quattro anni dalle Olimpiadi invernali.
Il Peba, il piano per l'abbattimento delle barriere architettoniche, viene istituito con la legge 42 del 1986, il Dpr 503 invece elenca tutte le prescrizioni per i percorsi per i disabili sensoriali. In sostanza la legge prevede l'obbligo di istituire percorsi tattili per i non vedenti in tutta la città: sui marciapiedi, in corrispondenza degli attraversamenti, in tutti gli uffici pubblici in base al principio che i disabili devono avere piena autonomia negli spostamenti. Obblighi di legge e principi universali che a Milano non vengono minimamente rispettati.
La città si è dotata del Peba nel 2014 per poter presentare la candidatura a Expo, nel 2017 viene mappata la città: 4mila gli interventi da fare per 90 milioni di euro di investimento. L'anno scorso ne rimanevano 3300 da fare: ovvero in 7 anni il Comune ha realizzato il 15 per cento degli interventi previsti per legge. E questo nonostante la normativa preveda l'obbligo di destinare il 10 per cento degli oneri di urbanizzazione per finanziare gli interventi programmati. Ma, di nuovo, «Palazzo Marino non programma gli interventi ma decide di volta in volta che cosa realizzare, rendendo di fatto impossibile - spiega Ferretti - controllare l'avanzamento dello stato dei lavori, meccanismo smascherato dall'interrogazione della consigliera comunale Deborah Giovanati. Così non risulta riassegnata in questo mandato la delega al Peba, ricoperta da Lisa Noja nella precedente consigliatura». Un anno fa circa il consiglio regionale della Lombardia ha approvato l'istituzione di un Registro telematico del Peba, cui i comuni devono obbligatoriamente iscriversi e pubblicare anche gli interventi realizzati, proprio per esercitare un maggior controllo sulle amministrazioni.
Basta prendere la metropolitana però per rendersi conto della situazione in città: nel 70 per cento delle fermate della linea rossa e verde non esistono ascensori né montascale, mentre sulla gialla e la lilla le fermate, per legge, sono accessibili (altro tema poi il fatto che siano funzionanti). Discorso simile per i bus (inaccessibili nell'80 per cento dei casi) e i tram (nel 90 per cento). Così per le fermate che non sono quasi mai a norma.
«Quando si parla di disabili - spiega Ferretti - si pensa quasi sempre ai disabili motori e alle carrozzine, o gli anziani che rappresentano complessivamente un terzo della popolazione milanese, ma ci si dimentica troppo spesso dei disabili sensoriali.
Per loro, infatti, con l'eccezione delle stazione ferroviarie e degli aeroporti, non esistono percorsi tattili in città, rendendo di fatto per loro impossibile muoversi in autonomia in città». Stesso discorso per le scuole, inaccessibili al 70 per cento, gli impianti sportivi, gli uffici pubblici essenziali.
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