Disegni e poesie del bimbi del ghetto di Terezin in mostra a Linate

Nella Settimana della Memoria, la rassegna voluta da Sea in collaborazione con l’Associazione Figli della Shoah, propone fino al 6 febbraio una selezione di lavori realizzati dai bambini ebrei deportati e poi trasferiti nei campi di sterminio. Ecco la loro tragica storia

Disegni e poesie del bimbi del ghetto di Terezin in mostra a Linate

Disegni e poesie di bambini, testimonianze dell’orrore della Shoah: per non dimenticare, perché non si ripeta quella mostruosa persecuzione di metà Novecento. È la mostra “I disegni dei bambini di Terezín” che, nella Settimana della Memoria, è stata inaugurata all’aeroporto di Milano Linate, voluta da SEA in collaborazione con l’Associazione Figli della Shoah.
La mostra, una selezione della raccolta dei 4.387 disegni e 66 poesie dei bambini ebrei deportati nel ghetto di Terezín, conservata presso il Museo Ebraico di Praga, è allestita al piano partenze vicino alla porta 4 e la stessa selezione verrà proposta all’aeroporto di Milano Malpensa il Giorno della Memoria, 27 gennaio, attraverso il circuito digitale IGP Decaux del Terminal 1.

Nel periodo 1941-1945, Terezín divenne stazione di transito per i campi di concentramento e di sterminio a Est. Tutte le opere furono realizzate nel biennio 1942-1944 nell’ambito dei corsi d’arte tenuti clandestinamente da Friedl Dicker-Brandeis (1898-1944) pittrice, designer di interni, costumista e scenografa, diplomata alla scuola artistica d’avanguardia del Bauhaus e allieva di Franz Čížek, Johann Itten, Lyonel Feininger, Oskar Schlemmer, Paul Klee ­ deportata a Terezín il 17 dicembre 1942 da Hronov in Cecoslovacchia.

Maran, Tedeschi,Brunini mostra disegni bambini di Terezin Linate

“È con molta soddisfazione che anche quest’anno prosegue la collaborazione tra la società SEA e l’Associazione Figli della Shoah in occasione del Giorno della Memoria – ha detto Daniela Dana Tedeschi, presidente dell’Associazione Figli della Shoah -. Dedicata ai disegni e alle poesie dei bambini del Ghetto di Terezín, la mostra rappresenta un toccante ricordo del tragico destino degli ebrei boemi e moravi durante la Shoah. Solo pochi dei bambini di Terezín sopravvissero. La gran parte fu deportata ad Auschwitz-Birkenau dove si trovò ad affrontare la morte certa. Queste immagini sono spesso tutto ciò che resta per commemorare la vita dei bambini. Senza di esse i loro nomi rimarrebbero dimenticati.”

“Questi pannelli rendono una testimonianza eccezionale - ha commentato Armando Brunini, amministratore delegato di SEA Aeroporti di Milano -. È un racconto della difficile vita nel ghetto di Terezín, attraverso gli occhi dei bambini che, grazie al coraggio della loro insegnante, ci consegnano oggi i loro disegni e le loro poesie, regalandoci emozioni che solo i più piccoli sanno dare, per non dimenticare.”

“Milano attraverso le tante iniziative della Settimana della Memoria vuole consentire a tutti di non dimenticare le vittime della Shaoh e dell’odio nazifascista. È giusto ricordare l’impegno delle molte persone, come Friedl Dicker-Brandeis, che nonostante le condizioni detentive terribili ed inumane seppero continuare ad operare con coraggio e a non perdere la speranza”, ha sottolineato Pierfrancesco Maran, assessore alla Casa e al Piano Quartieri del Comune di Milano.

Mostra dei disegni dei bimbi ebrei di Terezin a Linate

Le lezioni d’arte erano parte di un programma di educazione per bambini organizzato in maniera clandestina a Terezín e riflettevano le idee pedagogiche progressiste che Dicker-Brandeis aveva appreso nei suoi studi al Bauhaus. Il disegno era visto come chiave di comprensione e modo di sviluppare i principi di base della comunicazione; come mezzo di espressione di sé e incanalare l’immaginazione e le emozioni. Corsi d’arte anche come forma di terapia perché aiutavano i bambini a sopportare il brutale sradicamento dalle loro case, famiglie, comunità, stile di vita che nel ghetto era caratterizzata da fame, malattia, violenza fino al tragicoepilogo della deportazione ad Auschwitz-Birkenau.

Nelle condizioni estreme in cui si trovavano a vivere, quelle classi divennero un pilastro del programma educativo clandestino. L’obiettivo di Friedl Dicker-Brandeis non era di formare i bambini come artisti, ma di sbloccarne e preservarne lo spirito creativo come fonte di energia per stimolare la fantasia e l’immaginazione, per rafforzare la loro capacità di osservazione e resilienza facilitandoli a scegliere ed elaborare le proprie forme, sostenendo lo sviluppo del loro intelletto creativo, emotivo e sociale.

Con questo metodo d’insegnamento preciso, Dicker-Brandeis si impegnò a rispettare l’individualità di ogni bambino permettendo loro di esprimere liberamente fantasie ed emozioni, e tale libertà ebbe l’effetto di consentire ai suoi studenti di spaziare al di fuori degli angusti confini della loro prigione, dell’orrore e dell’oppressione che costituivano la realtà quotidiana. Così, utilizzando i pochi materiali a disposizione nel ghetto, i suoi oltre 600 allievi esplorarono il collage, la pittura ad acquerello, la tessitura con la carta e il disegno. Tutte le opere furono firmate con nome ed età degli autori per testimoniare la loro identità: documento della loro esistenza. A parte l’età e il nome, la maggioranza dei bambini resterà per sempre sconosciuta, assassinata nelle camere a gas di Auschwitz-Birkenau, morta di stenti a Terezín o uccisa dalle condizioni disumane di altri campi di concentramento.

Il 6 ottobre 1944, Friedl Dicker-Brandeis e 60 dei suoi studenti vennero deportati con il trasporto numero EO167 nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau ma prima di essere deportata, Dicker-Brandeis raccolse i disegni e le poesie dei bambini in due valigie e li

nascose in uno dei dormitori nel ghetto. Subito dopo la guerra furono recuperati e consegnati al Museo Ebraico di Praga toccante ricordo del tragico destino degli ebrei boemi e moravi durante la Shoah.

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