Vuole tornarsene a casa. E per farlo è disposto a tutto, come ha spiegato ai poliziotti che, nel giro di 48 ore, lo hanno bloccato due volte e, infine, arrestato in flagranza per danneggiamento aggravato. Per poi essere costretti, però, a rilasciarlo nuovamente. Come tutti noi, infatti, anche in questura probabilmente rimanderebbero assai volentieri nel suo paese, in Marocco, Irir Fria, classe 1984. Il 28enne in questione è un soggetto decisamente singolare: nello spazio di una manciata di ore ha messo a segno una serie di atti di puro vandalismo che finora, e solo per un vero e proprio miracolo, non hanno coinvolto le persone. A dire il vero lui è stato chiarissimo. E da subito. «Fino a quando non otterrò il rimpatrio continuerò a combinarne di tutti i colori». E, anche se sembra paradossale, in attesa delle sue prossime mosse, ce lo teniamo qui.
Ieri mattina, dopo il processo in Direttissima, è rimasto infatti a disposizione dell'autorità giudiziaria. Il che significa che, per ora - fino a quando la sua posizione, rispetto alla giustizia italiana, non verrà definita -, il marocchino non potrà essere espulso.
Questo è un paese strano ma le persone indesiderate e pericolose, anche se non sono nostri connazionali, sovente ce li dobbiamo tenere qui. È la legge a stabilirlo. Nel caso specifico, infatti, l'uomo non ha documenti ma, con il nome di Irir Friar, il Marocco non lo riconosce. E non se lo riprende. Cosa si può fare a questo punto per dirimere la questione una volta per tutte, far contenti lui e noi tutti? Il soggetto viene portato a colloquio con il console marocchino per accertare la sua reale provenienza. E se il diplomatico, dopo questa sorta d'intervista in cui vengono «saggiati» i veri natali dell'individuo, dà l'ok, gli fornisce una sorta di lascia passare. Solo allora l'uomo può essere imbarcato sul primo volo utile per casa.
Ma veniamo a quel che Friar ha fatto finora. Il primo episodio di danneggiamento escogitato dal nordafricano risale a lunedì. Quando ha rovinato (ma la polizia non spiega né dove né in che modo) un pullman della Malpensa Express. Per questo primo atto vandalico gli agenti lo avevano accompagnato in questura e fotosegnalato all'ufficio immigrazione, visto che gli estremi per l'arresto non c'erano.
Martedì mattina, però, una volta rilasciato e ritrovatosi di nuovo in libertà, proprio in via Fatebenefratelli, Friar ha gettato un sasso contro un taxi sfondando il parabrezza. Bloccato ancora una volta dai poliziotti e trascinato di nuovo in questura, ha chiesto un'altra volta di essere rimpatriato in Marocco. Dopo i necessari accertamenti, però, e visto che ancora gli estremi per farlo finire in carcere non c'erano, in serata è stato nuovamente rilasciato. È a quel punto che il 28enne, attraversata per la seconda volta via Fatebenefratelli, si è presentato al bar di fronte (che a quell'ora era chiuso) ha sradicato un pesante ombrellone del dehors e l'ha scagliato contro la vetrina, sfondandola.
Stavolta (tutto si è svolto davanti agli occhi dei poliziotti, ndr) è scattato inevitabile l'arresto per danneggiamento aggravato. I proprietari, che fortunatamente sono assicurati, ieri hanno riaperto il bar. Inutile sottolineare che sono tra i primi ad augurarsi che Friar, o di chiunque si tratti, coroni il suo sogno di lasciare l'Italia.
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