Figli entrambi di un tempo di profondi turbamenti, interpreti ciascuno a suo modo di una nazione che arrancava ad inseguire i laceranti mutamenti -e malcontenti- sociali che covava in seno, Gabriele D'Annunzio e Benito Mussolini erano separati da una generazione: il che permise al primo (nato nel 1863) di ispirare dapprima, imbarazzare poi ed essere infine temuto dal secondo (classe 1883), che come è noto trasse buon gioco dal lungo «confino» del Vate al Vittoriale. Come chi appare di pasta simile ma è nell'intimo sentire assai diverso, i due si studiarono a lungo, si parlarono, si compresero e forse anche si stimarono, senza però mai amarsi, almeno secondo la vulgata più diffusa. Ma eccoli ora di nuovo l'uno accanto all'altro, i «carissimi nemici» come non li abbiamo mai visti, nella splendida rassegna Mussolini e D'Annunzio, il dittatore e il poeta, eccezionale raccolta di pellicole e rari documenti sospesi tra cinema e storia, in streaming su Cineteca Milano a partire dal 15 gennaio 2021. Punto di partenza, non poteva essere altrimenti, è il mito postbellico della «vittoria mutilata», perché proprio lì trovarono terreno fertile sia il dannunzianesimo militante, sia la nascita, a Milano, dei Fasci di combattimento, che non a caso recepirono molti rituali e pose di ascendenza romano-fiumana, a partire dal saluto a braccio teso. La celebre avventura del poeta nella città croata viene immortalata da un filmato inedito degli anni Trenta, Gabriele D'Annunzio: Fiume. Il Comandante, si sa, fu anche colui che celebrò il matrimonio tra la poesia e il volo. Non solo nell'opera letteraria, ma nel concreto dell'azione, come testimonia Il volo su Vienna (opera di un anonimo del 1918): le immagini originali narrano l'eroica iniziativa di un intrepido D'Annunzio che sorvolò la capitale austriaca per lanciare migliaia di volantini che inneggiavano alla fine delle ostilità: «Noi voliamo su Vienna -si leggeva su uno-. Potremmo lanciare bombe a tonnellate. Non vi lanciamo che un saluto a tre colori: i tre colori della libertà». Una delle opere più iconiche del D'Annunzio militante è La Nave, originariamente concepita come rappresentazione teatrale: qui la vediamo nel film-tributo girato dal figlio Gabriellino e Marco Roncoroni nel 1921 (l'originale fu restaurato proprio dalla Cineteca nel 1999). La pellicola rappresenta l'edizione cinematografica dell'omonima tragedia sulle origini della città di Venezia. Un'opera che in quegli anni divenne manifesto e sprone delle ambizioni colonialistiche italiane, condivise fra l'altro dal cantore delle «piccole cose» Giovanni Pascoli, che nel 1911 smise i panni del «fanciullino» per infervorarsi nel celebre discorso di Barga. Sono immagini che ricostruiscono un'epoca, rivelandone volti, personaggi, inquietudini, contraddizioni, turbamenti. Una variazione sul tema del figlio illegittimo, già sviscerato dallo stesso D'Annunzio nel tragico romanzo L'innocente, è Cenere (Febo Mari, 1916), film muto di ambientazione sarda ispirato all'omonimo «racconto del dolore» di Grazia Deledda. Una vera rarità in quanto è l'unica prova sul grande schermo della diva teatrale Eleonora Duse, nota per la tormentata storia d'amore con D'Annunzio (è lei l'Ermione de La pioggia nel pineto). La macchina da presa, in quegli anni, fu anche una preziosa testimone della parabola fascista. Diverse, in rassegna, le riprese di notevole importanza storica: dai documenti amatoriali sull'affermazione del regime, come Campeggio dell'Opera Nazionale Balilla (1925), Nell'Agro Pontino Redento (1933) e Benito Mussolini alle gare di canottaggio sul Tevere, che mostrano aspetti inediti della propaganda di regime, ai filmati degli anni Quaranta, come Benito Mussolini sul fronte russo (1941) e Rodolfo Graziani: parata fascista al parco Sempione di Milano (1944), con rarissime immagini di un cinereporter indipendente. Ancor meno note al grande pubblico sono le scene immortalate in A Noi!(1923) di Umberto Paradisi, collage documentario che illustra le manifestazioni successive alla marcia su Roma. Senza dimenticare gli otto filmati, molti dei quali girati a Milano, de Il Duce fuori Luce, già disponibili dal giugno scorso, che si inseriscono perfettamente nel programma svelando lati meno ufficiali o più curiosi dell'iconografia fascista e di Mussolini. Ma la rassegna non si ferma alla caduta del regime: a raccontare gli effetti della Seconda Guerra Mondiale è Per noi la guerra continua (1950) di Ermanno F.
Scopinich, testimonianza della drammatica situazione dei bambini mutilati nel secondo dopoguerra. Tutti i filmati sono disponibili gratuitamente, ad eccezione de Il Duce fuori Luce, Cenere e A Noi!, accessibili ad un costo di 5 euro sempre sulla piattaforma di streaming della Cineteca. www.cinetecamilano.it.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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