«Fa caldo, niente cravatta per gli avvocati»

«Fa caldo, niente cravatta per gli avvocati»

Pure i marmi trasudano afa. Bollenti i corridoi e gli ascensori come fornaci. L'aria ristagna impastata di chiuso. Il Palazzaccio d'agosto è un torrido labirinto deserto. Il termometro non serve: in tribunale si schiatta, punto. Pochi i magistrati, che si contano sulle dita di due mani, chiusi nei propri uffici al fresco relativo dei condizionatori. E pochi gli avvocati, brancolanti negli androni in un bagno di sudore. Un tormento. Ma c'è un giudice, bontà sua, che in tempi di canicola infernale manda a monte l'etichetta. Un'idea semplice e di buonsenso: fa caldo? Via la giacca e la cravatta. E il casual giudiziario è sdoganato. È tutto lì, scritto sulla sua porta.
«I signori avvocati - si legge nell'avviso apposto da Guido Vannicelli, magistrato della quarta sezione civile che si occupa di possesso, successioni, compravendita mobiliare e immobiliare - in considerazione dell'assenza nell'ufficio del giudice di un accettabile condizionamento della temperatura, sono senz'altro autorizzati a presenziare alle udienze senza indossare la giacca né la cravatta». In calce, agosto 2012. Per tutto il mese, dunque, legali - almeno i fortunati che hanno avuto a che fare con Vannicelli - hanno potuto svestire gli improbabili completi di lino sdrucito o il frescolana affatto fresco. Ma nonostante l'illuminato (e assai pratico) invito del magistrato, alle udienze di ieri mattina - evento raro, un ufficio in attività nel pieno della pausa agostana - gli avvocati ricevuti dal giudice erano comunque tutti incravattati, per una consuetudine evidentemente più forte di qualunque anticiclone africano.
E il resto? Il resto è vuoto pneumatico. Chiusi quasi tutti gli accessi al tribunale, chiuse le aule (i processi riprenderanno solo a settembre inoltrato), deserti i corridoi della Procura al quarto piano (incluso quello della macchinetta del caffè, normalmente presa d'assedio) e della distrettuale antimafia. Nessuno nemmeno in quelli dei giudici per le indagini preliminari, al settimo piano, dove l'ultimo dei mohicani è il presidente aggiunto Claudio Castelli, al lavoro per smaltire un po' di arretrato che - complice la carenza cronica di personale togato - non manca mai. Un'umanità rarefatta da cui spunta, ogni tanto, un cancelliere stakanovista, un agente di polizia giudiziaria con un fascicoletto sottobraccio, un procuratore aggiunto (ieri c'era Pietro Forno, a capo del pool che si occupa di reati sessuali e vicario del procuratore Edmondo Bruti Liberati) qualche sostituto (Piero Basilone per la Dda, in attesa del ritorno di Ilda Boccassini) e pochissimi altri pm alle prese con il turno delle urgenze e quello degli arresti. È un lunedì. È un giorno lavorativo, ma gli assenti sono in vacanza. Legittimamente, anche perché è l'intero Palazzo a essere in ferie (le udienze riprenderanno solo dalla metà di settembre).

E a leggere gli avvisi sulle porte degli uffici, pare che se ne staranno lontani ancora per un po'. «La segreteria resterà chiusa fino al 2 settembre». Oppure, «il pubblico ministero rientrerà in servizio il 3/09/2012». Buon per loro. A quel punto, mettersi giacca e cravatta non sarà più un problema.

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