Il Fascismo? Viene venduto all'asta

Il Fascismo? Viene venduto all'asta

Il Fascismo venduto al miglior offerente...Nella sala Bolaffi, casa d'aste di Via Manzoni 7, mercoledì 30 alle ore 11,30 (la prima sessione) e alle 14,30 (la seconda sessione) verrà battuto il materiale prezioso dell'archivio del Popolo d'Italia, il giornale fondato da Mussolini nel 1914 a Milano; documenti, fotografie, libri antichi e rari per la gioia degli studiosi, bibliofili e degli appassionati di questo importante periodo della nostra nazione.
Il Popolo d'Italia che fu chiuso nel 1943, fu il quotidiano principe del fascismo e nelle sue pagine è racchiusa la storia del ventennio, a partire soprattutto dal 1922 quando la «marcia su Roma» portò il suo fondatore a divenire capo dell'Italia. Il quotidiano aveva raccolto nel suo archivio materiale iconografico per un totale di 750 lotti e una base di inizio di 700mila euro. Andando in ordine sparso, possiamo ammirare tre fotografie che raccontano l' adunata in piazza Duomo al Ravel alla Scala, la sede in Piazza Cavour del Popolo d'Italia, una gara storica di atletica all'Arena nel Parco Sempione, immagini che verranno vendute in asta con una base di 500 Euro; non manca una firma autografa di Alfred Hitchock, una lettera dell'attore meneghino Tommaso Salvini (200 Euro, per esempio), una penna appartenuta a Gabriele D'Annunzio (5mila euro), ma piano piano si sale a iniziare con la messa in battuta del primo numero del Popolo d'Italia (8 mila euro di base più il rilancio), un trattato di cucina rinascimentale articolato in due parti: la prima descrive i banchetti di corte e la seconda contiene un ricettario ricco e prezioso, altamente selezionato di uno chef dell'epoca fascista fra i più richiesti del mercato. Tra i libri possiamo trovare per l'amore dei bibliomani poemi cavallereschi, trattati musicali, saggi storici, testi di viaggio, teatro, musica, medicina, scienze, arte e architettura, la storia di Milano antica e contemporanea. Ma saranno battuti anche autografi relativi ai conti del musicista Giuseppe Verdi, raccolti con amore e competenza da Alberto Bertolazzi, cameriere e contabile scelto da Verdi al Grand Hotel et de Milan di via Manzoni dove ha risieduto diversi anni e di cui ancora oggi si può ammirare la sua camera, un vero appartamentino con i mobili originali e gli oggetti del Maestro di Busseto. A quanto pare Verdi passava molto tempo su una scrivania del salone dell'albergo facendo dei grandi conti economici, dei veri e propri inventari di piani di investimento e movimenti di capitali. Spesso nell'incertezza, Verdi appallottolava la carta e la buttava nel cestino per riscrivere nuovamente altre ipotesi. Quei fogli accartocciati venivano raccolti da Alberto, più cameriere che contabile o almeno contabile lo divenne in seguito. Non mancano i documenti in cui vi è la testimonianza che si ballava Ravel al Teatro alla Scala, scene di Milano innevata con i suoi tram-vai o i volontari che correvano a donare il sangue durante momenti di emergenza.

Milano ancora una volta con il cuore in mano, ma soprattutto Milano ancora una volta capitale dell'editoria. Speriamo che si prosegua su questa strada specie per queste due ultime voci. Legge di stabilità e crisi permettendo.

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