Filarmonica della Scala Il ritorno di Gergiev lo «zar» delle orchestre

Il direttore alle prese con Cajkovskij e Brahms Al pianoforte ci sarà il virtuoso Nelson Freire

Piera Anna Franini

Una personalità dirompente quella di Valery Gergiev, direttore la cui forza sta nell'essere immune dalle debolezze d'artista. Non è vanesio, non conosce ansie e vagheggiamenti, è talmente impetuoso che pare sia il fuoco dell'istinto a condurlo. In realtà, è un lucido stratega. E così, in 40 anni di carriera ha costruito un impero musicale che conduce senza attingere a corti e a funzionari, le decisioni prime e ultime spettano a lui.

Lunedì prossimo (ore 20), dirige la Filarmonica della/alla Scala, torna alla testa di un'orchestra a lui cara: la Filarmonica lo sostenne giovanissimo. Il copione è rodato. Arriva all'ultimo minuto, fa prove al volo ma a detta dei professori d'orchestra, è talmente galvanizzante che l'obiettivo viene comunque raggiunto. Certo, complice il fatto che si presenta con i suoi pezzi forti, lunedì ascolteremo la Sinfonia Patetica di Cajkovskij e il Concerto di Brahms con Nelson Freire al pianoforte.

Prima dell'appuntamento, Gergiev ha condotto in Italia i complessi del Marinskij, il teatro di San Pietroburgo di cui è despota assoluto e illuminato, ne amministra idee artistiche e affari, tutto passa dal suo ufficio. San Pietroburgo è il quartier generale e anima del Marinskij che però ha creato una serie di filiali in giro per la Russia, «è importante essere presenti aldilà dei nostri confini. Così esercitiamo il ruolo di ambasciatori della nuova Russia», spiega. Gergiev è sempre più impegnato nella veste di talent scout, figura che si salda con quella del patriota. «Se il termine vuol dire amare la propria patria, la risposta è sì» confessa. Di fatto è lui ad aver lanciato i numeri uno del proprio Paese, da Anna Netrebko a Daniil Trifonov. Per questa sua attitudine, due mesi fa, è stato prescelto come direttore artistico del Festival di Verbier, a lui il compito grato di festeggiarne i 25 anni dalla fondazione. Per inciso, l'onda post-Weinstein sta sconquassando anche il mondo musicale, al momento americano, ma si vedranno gli sviluppi. Per far dimenticare il tutto, a Verbier quest'anno ci sarà una parata di stelle senza pari. Il 25 luglio, per la serata di gala, interverranno fuoriclasse come Argerich, Trifonov, Kavakos, Capucon, Jansen, Maisky, Quasthoff, Schiff. Una sorta di Davos della musica, di cui Gergiev è il garante, «aspettiamo musicisti da 40 Paesi, i musicisti di maggior talento e in buona parte miei amici», aggiunge. Del resto, Gergiev è uno che riesce a mobilitare colleghi, sponsor, capi di Stato. Non è cosa da comune mortale sentirsi cantare «Happy Birthday» da Netrebko e Domingo. Accadde nel maggio 2013 in occasione dell'inaugurazione del teatro Marinskij II, il più importante progetto architettonico russo dall'era bolscevica, un debutto fatto coincidere con il sessantesimo compleanno di Gergiev.

Davanti alla torta raffigurante il teatro e il suo direttore, c'era Vladimir Putin, amico di Gergiev. Un sodalizio - con il presidente russo - assai criticato, ma che Gergiev vive imperturbato. Così come non teme di dirigere concerti dove l'arte sconfina nella politica.

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