«La Filumena al Carcano Una favola scanzonata senza vinti né vincitori»

L'attore della commedia di Eduardo secondo la Cavani: «Storia di due 40enni col guappo»

Enrico Groppali

Incontrare Geppy Glejieses è sempre un piacere ma mai avremmo pensato che il protagonista di «Arancia Meccanica» e del «Malinteso» di Camus divenisse dapprima vittima e poi un ammiratore di Domenico Soriano, il protagonista di «Filumena Marturano», capolavoro di Eduardo in scena al teatro Carcano dal 18 ottobre.

Ma lui si schermisce gentilmente affermando che questa sorta di dandy partenopeo gli è assai congeniale. È una scelta che lascia stupefatti. «E perché mai?», risponde sornione l'attore.

«In fondo capisco la sua perplessità. Tutti pensano, dato il titolo, che l'attenzione sia accaparrata dalla protagonista femminile che dopo molte peripezie tra cui un matrimonio estorto in punto di morte, costituisce il punto centrale di questo meraviglioso copione scritto in un momento di grazia dai fratelli de Filippo, lui autore della pièce e lei la grande Titina come sua straordinaria interprete».

Perché, non è forse così?

«Ci pensi bene e scoprirà che è proprio tutto il contrario».

Lei stupisce. Può spiegarsi meglio?

«Con piacere. Eduardo e Titina nel film che ci hanno lasciato puntavano tutto sulla vecchiaia di una copia di innamorati. Oggi, rileggendolo con attenzione, ho scoperto che lo si può rappresentare in ben altro modo».

E come?

«La storia di due quarantenni con lui che è un guappo benestante sempre a caccia di femmine. Mentre lei, che è solo lievemente sfiorita, è una coetanea, costretta a vendersi per più di un ventennio per colpa di lui che non accettando le ingiurie del tempo si comporta come un ragazzaccio».

È questa l'intuizione dello spettacolo?

«D'accordo con Mariangela d'Abbraccio che è una splendida Filumena e la regista Liliana Cavani abbiamo messo l'accento in modo scanzonato su una favola dove non ci sono né vincitori né vinti».

Cosa rimane allora?

«La realtà di una situazione dove è il maschio a piegarsi alle ingiunzioni della femmina finendo per sposare insieme

a lei anche i suoi tre figli di cui soltanto uno è il loro vero figliolo. Tutto questo, naturalmente, è visto come in un romanzo di Matilde Serao l'autrice per eccellenza della Partenope che tutti noi abbiamo nel cuore».

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