Come si dice “prefetto” in spagnolo? E come si indicano “ragioni di ordine pubblico”. Mancano 15 minuti al Superbowl degli europei, la finale della Champions, derby madrileno trasferito nella Scala del calcio, a Milano. Il maxischermo allestito in piazza Duomo è spento, triste monolite che disorienta italiani e i tantissimi spagnoli arrivati qui senza biglietto per respirare la festa in città. E c’è stata, la festa, ma nel pomeriggio, con le bancarelle, i baracchini dei dolciumi e dei panini, la folla in San Babila e in Buenos Aires in attesa dell’evento. Ora è come quel racconto di Joyce, Arabian Tunnel, quando si arriva a festa finita, con le bancarelle che sbaraccano, le luci che si spengono, gli spazzini che iniziano a portare via i rifiuti. Ma no, non può finire così, questa è la notte delle stelle, dove tutto può accadere.
E infatti accade. Dalle terrazze degli aperitivi vista Duomo si leva un grido collettivo. Gli sfortunati in piazza si spostano tutti sul lato della Galleria, per cercare di capire. Dopo qualche secondo da un gruppetto fermo sul selciato si sente un altro grido collettivo. È stato il gol di Sergio Ramos, Real in vantaggio. La piazza lo ha vissuto in diretta sul megaschermo dei fortunati che hanno trovato posto in terrazza, in differita dal videofonino di un ragazzo dotato di asta che ha riunito decine di persone. Sembrano i tempi di Lascia o Raddoppia?, un’altra epoca con pochi televisori e l’Italia che si fermava nei bar e si assiepava davanti agli schermi per vedere Mike Bongiorno e i suoi concorrenti. In via Meravigli la folla che straripa da un bar ha bloccato la strada ai tram, le voci si rincorrono e a volte non si capiscono, italiano, spagnolo, arabo, chi ha tirato, chi ha ammonito, chi ha sbagliato il rigore, che è successo.
In piazza Duomo si è formata una piccola curva popolare che da sotto riesce a vedere il megaschermo della terrazza. Un tipo si alza e impedisce la visuale, parte immediata una grandine di fischi e di insulti per farlo tornare a sedere. Quando si siede parte un applauso liberatorio. Qualche secondo dopo il pareggio dell’Atletico, i pasionari del cholismo gridano di gioia.
Chiude il gabbiotto delle birre, la rabbia è sparita, è qui la festa, la gente si fa i selfie vicino ai crest con la mitica coppa dalle orecchie lunghe. Ti accorgi che ogni televisore, per quanto nascosto o piccolo possa sembrare, è davvero un focolare per tutti, spagnoli e non.
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