Guardandolo da fuori, osservandolo dall'esterno, non sembra un palazzo abbandonato o, comunque, disabitato. E infatti l'ex istituto scolastico Rizzoli per l'insegnamento delle arti grafiche - occupato mercoledì sera a Città Studi dai ragazzi del collettivo Lambretta sfrattati martedì dalle villette Aler di piazza Ferravilla nelle quali vivevano abusivamente da sei mesi - interamente libero non è. All'interno, ad esempio, c'è un laboratorio di arti grafiche, peraltro molto ben tenuto. E quando, ieri mattina, i ragazzi del collettivo si sono trovati davanti questa «gente» che venivano a lavorare nella casa «okkupata» solo la sera prima, hanno cominciato a mugugnare. E alle 16.30, un po' sdegnati di non poter disporre di uno spazio tutto loro, hanno pensato bene di prendere le loro cose e abbandonare la palazzina spontaneamente.
«Questa è una scuola abbandonata dal 2009, è ancora piena di materiale, tra sedie, cattedre, stampanti, con cui si potrebbero riempire almeno tre scuole milanesi - hanno spiegato i militanti prima di andarsene, decisi a motivare la loro dipartita -. Abbiamo voluto usarla come vetrina per mostrare alla città la situazione in cui è stata lasciata. Questo non è il nuovo spazio Lambretta, non è un'occupazione. Continueremo a muoverci, questo spazio è stato preso soltanto per denunciare la situazione di spreco».
Eppure, solo poche ore prima, nonostante fosse evidente che non la consideravano la situazione «abitativa» ideale, i ragazzi avevano cominciato a organizzarsi all'interno dei grandi spazi dell'edificio indicendo un «Open Day» per incontrare «gli studenti, le famiglie e le aziende» del quartiere. Come se fossero ben decisi a stabilirsi lì per un po'. Davvero la consideravano una situazione abitativa stabile? O erano semplicemente in attesa di ricevere altre «dritte» su edifici completamente liberi e disabitati da occupare? Perché un'indicazione precisa sul tema, i giovani autonomi, prima di occupare lo stabile di piazza Occhialini, l'hanno avuta eccome, come hanno confermato loro stessi sempre ieri in mattinata.
«Mica abbiamo l'elenco degli stabili liberi, mica abbiamo la sfera di cristallo! Certo che ce l'hanno detto che qui potevamo venirci senza problemi...C'è sempre qualcuno che ci dice queste cose» ribatteva ieri mattina con grande strafottenza uno degli occupanti a chi gli chiedeva come loro, i ragazzi del collettivo, avessero scelto proprio quello stabile che, almeno visto da fuori, non sembra disabitato. Per farsi beffe della polizia che martedì li aveva sgomberati da piazza Ferravilla? «Della polizia, com'è evidente, non ce ne importa granché» ha spiegato un altro con una alzata di spalle troncando il discorso sul nascere.
Quel che è sicuro è che la «partita» che vede da una parte questura e Aler e dall'altra il Lambretta, l'amministrazione comunale e la Cgil, non è finita qui. E chi si aspetta qualche nuova sorpresa in questa singolare vicenda non resterà deluso.
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