Il Giardino Zen dedicato a Teresa Pomodoro: una sosta a Piola, tra ciliegi e sculture

Nella piazza della storica Città Studi, un giardino per riqualificare e un’oasi per meditare

Il Giardino Zen dedicato a Teresa Pomodoro: una sosta a Piola, tra ciliegi e sculture

A Milano circa un anno fa è sorto un Giardino Zen, nel cuore di Città Studi, dedicato all’attrice, regista e drammaturga Teresa Pomodoro, scomparsa nel 2008. Il progetto di riqualificazione dell’area verde di piazza Piola è stato pensato e offerto dallo Spazio Teatro No’hma, diretto da Livia Pomodoro, sorella gemella di Teresa, cugina degli scultori Arnaldo e Giò, ex presidente del Tribunale di Milano, che alla morte della sorella ne ha raccolto l’eredità. Queste le sue parole: “Io vedo e immagino che questo spazio di meditazione e di riflessione, elegante e al tempo stesso pieno di rimandi culturali debba e possa appartenere a tutti: agli studenti delle Università che ci circondano, agli operai, ai lavoratori e a tutti coloro che attraversano la piazza, magari frettolosamente; io spero che possano avere il tempo di passeggiare nel nostro giardino Zen, di sedersi a riflettere e farsi suggestionare dalla bellezza del luogo”.

No’hma è un Teatro libero, indipendente, fondato nel 1994 da Teresa Pomodoro, una onlus che si sostiene con finanziamenti pubblici e privati, le serate sono tutte gratuite e gli spettacoli hanno molto seguito. Negli anni Novanta viene recuperata e restaurata l’ex Palazzina dell’Acqua Potabile in Via Orcagna 2, dove oggi vive il teatro, un’architettura industriale degli anni Quaranta che ha stretto legame con l’elemento acqua. Teresa Pomodoro si era formata nel clima culturale della Milano anni Settanta, incontra Giorgio Strehler ed entra a far parte dello “Spazio, Tempo, Parola” da lui fondato, sono questi gli anni in cui si esercita con la drammaturgia. Sono proprio queste esperienze che fanno crescere in lei il desiderio di dedicarsi a un teatro libero, rivolto al sociale, innovativo nelle tematiche, che sa intrecciare i linguaggi per creare nuove forme d’arte. La sorella Livia, che proviene da una differente formazione ma che ha sempre respirato in famiglia aria artistica, ha deciso di continuarne l’eredità artistica e culturale occupandosi del teatro e sviluppando l’internazionalità.

Il Giardino Zen che richiama l’antica tradizione giapponese occupa il centro della rotonda dell’esistente area verde della piazza; è pensato come un prolungamento del Teatro No’hma e il suo legame con il territorio urbano, con un percorso pedonale a forma di goccia che richiama l’acqua, così come la palazzina poco distante che ospita il teatro. Lungo il percorso undici panchine in marmo rosa si alternano a 21 ciliegi e mettono in evidenza il centro formato da cinque gradoni cilindrici di altezze differenti. Questo spazio crea quasi una scenografia per accogliere le opere dell’artista giapponese Kengiro Azuma, scomparso nel 2016: Colloquio, due rospi stilizzati in bronzo che dialogano e MU – 765 Goccia, opere dedicate al legame di amicizia che legava l’artista alla Pomodoro. L’impianto di luce che esalta le forme è abilmente realizzato da Disano Illuminazione.

Il luogo, in primavera, è magico durante la fioritura dei ciliegi, quando tutto si è colorato di rosa e ha creato dolci atmosfere. Ma anche in questa calda estate l’ombra delle loro chiome e la contemplazione dello spazio e delle sculture creano un’oasi dove perdersi in meditazione, nello spazio e nel tempo, una pausa che ci allontana, anche se solo per poco, dalla dinamicità della vita metropolitana che circonda la piazza.

Kengiro Azuma è nato a Yamagata (Giappone) nel 1926 e tra il 1949 e il 1953 si è laureato in scultura all’Università di Tokyo. Nel 1956 vinse una borsa di studio che lo portò a trasferirsi in Italia. Frequentò l’Accademia di Belle Arti di Brera, fu prima allievo e poi assistente di Marino Marini. Gli anni Sessanta sono stati anni di ricerca che portarono le sue opere alla sintesi dell’arte Zen. Il 1962 lo vide protagonista, insieme agli scultori più importanti, al Festival dei Due Mondi a Spoleto, dove presentò l’opera MU.

Da allora tutte le sue opere si chiameranno “MU” affiancato da un numero intero. Ha trascorso la maggior parte della sua vita a Milano, dove nel 2015, nel piazzale del Cimitero Monumentale viene inaugurata una sua scultura.

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