Gravidanza "tardiva". Sei milanesi su 10 scelgono il privato

Tra i motivi: età avanzata e ansia, oltre al rapporto di fiducia con il ginecologo

Gravidanza "tardiva". Sei milanesi su 10 scelgono il privato

Sei milanesi su dieci che hanno avuto una gravidanza negli ultimi due anni hanno scelto di farsi seguire da un medico privato. Circa una su quattro si rivolge invece a un medico del settore pubblico (27 per cento) mentre il 13 per cento restante a un consultorio territoriale. Per il luogo del parto si preferisce comunque l'ospedale, scelto nel 93 per cento dei casi. Il 23 per cento non vive la gravidanza serenamente tanto che circa una donna gravida su tre (32 per cento) dorme male. É la fotografia scattata dall'ultima ricerca dell'Osservatorio Sanità di UniSalute, con l'istituto di ricerca Nomisma. Dalla ricerca emerge come la maggioranza (78 per cento) non sperimenti particolari complicazioni sanitarie durante la gravidanza, ma quasi una su quattro (23 per cento) descriva la propria gravidanza come poco o per nulla serena. Indipendentemente dalle complicazioni, una su tre (32 per cento) lamenta una peggiore qualità del sonno, definita scarsa (30 per cento) o addirittura pessima (2 per cento).

«L'età media delle donne che hanno il primo figlio si aggira sui 36 anni, configurandosi come una gravidanza programmata, scelta cioè quando si è raggiunta una certa stabilità nella propria vita, per contro avere un figlio a questa età spesso porta la donna ad essere ansiosa. L'idea di avere un medico dedicato - spiega Enrico Ferrazzi, direttore del dipartimento di Ostetricia del Policlinico - diventa garanzia di un buon decorso della propria gravidanza. A ciò si aggiunge il fatto che spesso le donne fanno uno, al massimo due figli per cui la spesa rimane tutto sommato contenuta. Altro elemento importante e connesso è il fatto le donne hanno acquisito il concetto dell'importanza della prevenzione: il ginecologo accompagna la donna in tutte le fasi della sua vita, favorendo la creazione di un legame speciale». Secondo la ricerca le milanesi per il parto preferiscono comunque l'ospedale, scelto nel 93 per cento dei casi. Che le donne siano consapevoli dell'importanza di partorire in un centro sicuro il fatto che il 45 per cento delle puerpere di Mangiagalli e Buzzi arriva da fuori provincia, e se tra il 2014 e il 2022 si sono registrati il 12 per cento di parti in meno, Mangiagalli e Buzzi hanno registrato un aumento del 6 per cento», conclude Ferrazzi.

Negli ospedali pubblici e in Regione Lombardia si è molto ragionato delle preoccupazioni delle neomadri mature, così oltre far gestire i reparti alle ostetriche donne più attente alle problematiche legate all'ansia, è stato messo a punto nella Commissione regionale del Percorso Nascita un modello di ambulatorio personalizzato a seconda del tipo di gravidanza. Per quelle a basso rischio c'è la presa in carico da parte delle ostetriche, affiancate da un medico per gli screening e il pre parto, mentre per quelle a rischio, le patologie della gravidanza e neonatali psi segue un percorso affiancate da medici. Così il programma di razionalizzazione degli 11 hub della medicina materno fetale per le grandi patologie della donne e del bambino approvato nel 2019, è in attesa di essere finanziato. Altro progetto la creazione di un ambulatorio specifico post partum dedicato alle disfunzioni del pavimento pelvico.

Dalla ricerca emerge anche come, e non è un caso, nel primo anno di

vita del bambino la maggioranza delle milanesi (52 per cento) porti o intenda portare il figlio dal pediatra una volta al mese, nel 28 per cento dei casi preferendo rivolgersi anche o esclusivamente a un pediatra privato.

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