Al via i lavori per la M4, la rabbia dei commercianti

I lavori per la realizzazione della linea M4 della metropolitana cominciano a far sentire il proprio peso sulla città e a pagarne le conseguenze sembrano essere soprattutto i cittadini, quelli che vivono e lavorano all’incrocio tra via Foppa e via Dezza per primi

Al via i lavori per la M4, la rabbia dei commercianti

Il rumore delle ruspe in azione, cantieri aperti qua e là a macchia di leopardo e passi carrai che a breve potrebbero essere bloccati.

I lavori per la realizzazione della linea M4 della metropolitana cominciano a far sentire il proprio peso sulla città e a pagarne le conseguenze sembrano essere soprattutto i cittadini, quelli che vivono e lavorano all’incrocio tra via Foppa e via Dezza per primi. L’inizio degli scavi infatti ha compromesso non solo la viabilità della zona – in quei pochi metri scarsi che rimangono del marciapiede una carrozzina per disabili ora a malapena ci passa –, ma anche gli affari delle attività commerciali che si affacciano su di essa e che si sono trovate all’improvviso a fare i conti con un drastico calo nel numero dei clienti (guarda il video).

È il caso de “La Baita del Formaggio” di Roberto Rusconi, un negozio che si occupa della vendita al dettaglio di formaggi e salumi nostrani, e che ospita nel seminterrato un ristorante da 200 posti. Prima che via Foppa venisse sconvolta dalle ruspe per Roberto gli affari andavano a gonfie vele, tanto da farlo apparire persino sul Financial Times: teneva aperto fino a tarda sera, aveva dieci dipendenti e consistenti entrate mensili. Ora però tutto sembra perduto e per sopravvivere è stato costretto prima a lasciare a casa sette ragazzi e poi a vendere una sua proprietà. Ma quando si è presentato in Comune per cercare di trovare una soluzione le proposte che gli sono state fatte avevano il sapore della beffa più che altro. “Lei ha sostenuto spese in questi ultimi anni. – mi hanno chiesto – Se ha comprato un computer, ha diritto al 70% di rimborso. Io per il ristorante ho speso 800mila euro…Abbiamo stanziato un milione e 250mila euro – mi ha detto l’assessore D’Alfonso –, ma ad essere danneggiati dalla M4 siamo già in 1700. È assurdo”.

E dall’altra parte della strada la situazione è pure peggiore perché la pizzeria “Sant’Ambrogio”, che Ashraf Fourzi, cittadino egiziano, ha aperto nel 2002, rischia davvero il fallimento. Con 50mila euro di spese mensili tra utenze ed affitto, Ashraf punta molto sul numero dei clienti, soprattutto a pranzo quando con 7 euro si può mangiare un primo e un secondo. “A mezzogiorno di solito facevamo 180/200 clienti, ma ora ne facciamo 70/80 che sono meno della metà. Aiutarmi con 10mila euro all’anno (questa è la cifra massima messa a disposizione per ogni singolo caso) non serve a niente…E questo è solo l’inizio perché ancora non hanno chiuso la strada”.

Già perché dal numero 5 di via Foppa in poi la strada verrà presto chiusa e ancora non si è ben capito cosa ne sarà dei numerosi passi carrai che potrebbero essere completamente bloccati.

“E io come faccio a consegnare i mobili da restaurare che ho giù in laboratorio!? – si chiede il signor Alberto Reggiani che da oltre quarant’anni gestisce, con la moglie e il figlio, il negozio d’antiquariato “Cose Vecchie” – Come al solito parlano, parlano e non concludono niente, ma, se incontro l’assessore Maran, gliele dico io due cose”.

Le idee sono molte, ma la loro realizzabilità è tuttora al vaglio. Si parte dalla proposta di un varco da tenere aperto per un’ora al mattino e un’ora alla sera così da permettere di entrare e uscire, fino all’ipotesi di risarcire i proprietari dei box con una cifra di 120 euro mensili che solo per i numeri di 5, 7 e 9 di via Foppa verrebbe a costare più di 200mila euro all’anno.

In Comune si discute, ma i disagi rimangono e la chiusura della strada si avvicina con il rischio che situazioni simili, se non più gravi, si ripresentino un po’ dovunque lungo il tracciato di scavo della linea blu che presto arriverà a toccare anche il centro e le delicate aree di Vetra, Santa Sofia e San Babila.

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