Lottano contro la prostituzione diurna nel loro quartiere, il reticolato di strade strette tra corso Buenos Aires e viale Abruzzi e che comprende via Piccinni, via Monteverdi, piazzale Bacone e via Paganini. Ma in realtà combattono ogni forma di degrado. È nata così - da un'idea del comitato Abruzzi-Piccinni, dell'Associazione nazionale antigraffiti e di «Milano muri puliti» - l'edizione zero del primo Cleaning Day nazionale. Che, oltre a Milano, a partire dalle 9 di domani, coinvolgerà Monza, Bollate, ma anche Roma, Firenze, Venezia e Ascoli Piceno in un'azione dimostrativa aperta a tutti coloro che amano la propria città e non tollerano il writing vandalico.
«Si tratta di piccoli eventi simbolici che vorremmo venissero riproposti sempre di più da altri cittadini, da altre città» affermano all'unisono Andrea Amato dell'Associazione nazionale Antigraffiti, Fabiola Minoletti del comitato Abruzzi-Piccinni e Maurizio Carmignani di Milano Muri Puliti.
In passato queste associazioni milanesi si erano impegnate contro i disegni dei writer sui muri di viale Abruzzi, di via Gustavo Modena, al centro commerciale Bonola. Domani la dimostrazione partirà da una casa popolare del 1926, in via Giambellino 60. Dove, grazie alla vernice fornita a metà prezzo da un colorificio, i cittadini impegnati nell'iniziativa rimuoveranno oltre 600 scritte.
Un lavoro molto impegnativo. «L'obiettivo di questi eventi di clean-up è di creare degli esempi virtuosi, attraverso un'azione dal basso che s'ispira a una cultura del fare, di rendere il cittadino protagonista nella lotta contro il degrado - spiega Minoletti -. Scegliendo via Giambellino vogliamo portare anche nelle zone più periferiche il nostro messaggio di riconquista delle proprie vie».
E sull'argomento si apre un mondo. Il writing è sì, infatti, una manifestazione sociale, culturale e artistica diffusa in tutto il pianeta, basata sull'espressione della propria creatività tramite interventi pittorici sul tessuto urbano. Tuttavia la maggior parte delle scritte che si trovano, soprattutto negli ultimi tempi, sui muri milanesi sono molto lontane dal rappresentare anche le più avanguardistiche forme di arte. Semplicemente deturpano il panorama urbano. Anche se, chi le realizza, non la pensa proprio così. E non esita a vantarsene, riproponendo le foto dei propri «capolavori» persino su Facebook.
Attualmente le tag (cioè lo pseudonimo di ogni graffitaro, il suo alter-ego, che confluisce nel gruppo, detto crew, ndr) più diffuse in città sono quelle di Arvey e Caos, entrambi writer appartenenti alla Asd (Associazione stronzi dementi) una crew legata alla zona 3 e che, negli ultimi due anni, ha più taggato il territorio milanese in tutte le zone. Quindi si passa alla tag Beos writer della Shtp crew (Shutup Locos) legata alla zona di Lambrate e Lomellina.
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