I pm: «Mazzette alla Lega pagate negli uffici della Regione Lombardia»

I pm: «Mazzette alla Lega pagate negli uffici della Regione Lombardia»

Non solo riunioni e incontri istituzionali. Negli uffici di via Filzi, sede fino a poco tempo fa dell’assessorato regionale al Territorio, l’architetto Michele Ugliola era di casa. In più occasioni, ne è convinta la Procura, il professionista si è presentato con una busta. Denaro. Tangenti raccolte sul territorio e girate all’allora assessore Davide Boni, oggi presidente del consiglio regionale, e al suo braccio destro Dario Ghezzi, entrambi indagati con l’accusa di corruzione. Perchè Ugliola, secondo i pm, è un personaggio chiave nelle vicende urbanistiche della Lombardia. E, soprattutto, sarebbe il primo collettore delle mazzette che dai comuni della provincia arrivano in Regione, per poi essere girati alla Lega Nord.
A scriverlo sono il procuratore aggiunto Alfredo Robledo e il pm Paolo Filippini nel decreto di perquisizione con cui ieri i finanzieri del Nulceo di polizia tributaria si sono presentati negli uffici della regione per acquisire documenti utili all’indagine. «Boni e Ghezzi - si legge nell’atto - utilizzavano gli uffici pubblici della Regione Lombardia come luogo di incontro per accordi corruttivi nonché per la consegna di soldi». Denaro contante (e per questo difficile da tracciare) per ottenere delle concessioni urbanistiche, e versato dagli imprenditori a Ugliola attraverso consulenze fittizie alla sua società. E ad accusarli ci sarebbero sia le intercettazioni telefoniche sia gli interrogatori di altri indagati. Quelli di Ugliola, che da mesi ormai collabora con la Procura, e quelli di altri soggetti finiti nel mirino dei magistrati.
Il primo soffio della bufera parte da Cassano D’Adda. All’inizio dello scorso anno, la giunta di centrodestra viene spazzata via da arresti e perquisizioni. In carcere con l’accusa di corruzione finiscono il sindaco Edoardo Sala (Pdl), che respinge le accuse, e Ugliola. Che invece parla. E mette a verbale molti episodi, tra cui una tangente da 300mila euro per sbloccare la variante al piano regolatore dell’ex area Bucca, dove si progetta l’ampliamento di un supermercato. «Quarantamila più altri ventimila euro in contanti ho provveduto a consegnarli nel luglio 2009 al vice sindaco dell’epoca Ambrogio Conforti - racconta - e all’assessore Marco Paoletti». E anche il leghista Paoletti finisce sotto inchiesta.
Di lì in poi, la Procura e la Gdf procedono sotto traccia. Proseguono gli interrogatori, i cellulari degli indagati vengono messi sotto controllo (e Boni al telefono si sarebbe mostrato molto «prudente»), cercano conferme ai primi spunti investigativi. Secondo la ricostruzione dei magistrati, il denaro veniva versato dagli imprenditori incambio di scoricatoie per realizzare centri commerciali nell’hinterland milanese. Una decina di episodi quelli fin qui scandagliati dagli inquirenti. Un sistema nel quale Ugliola avrebbe fatto da tramite non solo con gli amministratori di Cassano D’Adda, ma anche con altri politici della cintura milanese, inclusi quelli di Sesto San Giovanni.

Alcuni atti dell’inchiesta, infatti, sono stati trasmessi ai pm Walter Mapelli e Franca Macchia, gli stessi che stanno indagando sulle presunte tangenti all’ex presidente della Provincia Filippo Penati. Cassano D’Adda, così, sembra essere solo la punta dell’iceberg.

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