I Rams del football fanno 40 anni (e si raccontano in un libro di filosofia)

Sono stati tra i pionieri dello sport americano in Italia, sono nati in una sala del cinema, si pagavano le attrezzature vincendo al poker. Oggi sono un modo di vivere prima che di giocare. E nel libro «Il modello Rams» spiegano cosa vuol dire essere un ariete

L’abbraccio dei Rams al centro del campo
L’abbraccio dei Rams al centro del campo

Sembrano solo giorni e invece sono anni. Quaranta ormai, anno più anno meno, da quando sono nati, in un cinema di Milano, ragazzi degli anni Settanta: il film si intitolava «Quella sporca, ultima, meta». Invece era la prima yard di un cammino che continua ancora oggi anche se gli anni sono stati traditori, gli uomini a volte ingrati e il premio non sempre giusto. I Rams Milano sono stati i pionieri del football americano in Italia, la madre di tutte le battaglie, insieme ai Giaguari Torino, ai Frogs di Busto Arsizio e alle Aquile di Ferrara.

Nati un attimo dopo i Rhinos, milanesi come loro, eppure distanti anni luce, come la Juventus e il Torino, il sole e la luna, il Diavolo e l’acquasanta. I rinoceronti, belli e vincenti, erano gli angeli del paradiso, piacevano a tutti e vincevano sempre. I Rams i diavoli dell’inferno, sempre a un pugno dal tetto, ma orgogliosi della propria diversità, pronti a tutto per vincere, ma con l’etica della sconfitta maestra di vita, che ti restituisce all’umiltà, alla fatica, al sacrificio, perché vincere, e chi se ne frega di Vince Lombardi, non è per forza l’unica cosa che conta. Bisogna prima capire cosa si intende per vincere. I Rams sono stati tante cose e una sola, tanti uomini e uno solo, Paolo Crosti, Bigram, da sempre il grande capo. Aveva venticinque anni quando lasciò i primi Rhinos per lanciare gli Arieti. Comprò le prime attrezzature con i soldi vinti al poker e l’aiuto della mamma, le regole, non c’era internet, né giornali o libri che parlassero di football e i telefoni a gettone al posto dello smartphone, le imparò tornando e ritornando al cinema a vedere «Quella sporca ultima meta».

Più che impararle le intuiva. All’inizio la squadra si chiamava Black Devils. I Rams, l’evoluzione della specie, sono l’incrocio tra le due squadre amate da Bigram, il bianco e il verde dei colori come i New York Jets e le corna sul casco come il Los Angeles Rams. Negli anni sono cambiate le squadre e le generazioni, i vincitori e i vinti, i campioni e i bidoni, ma solo i Rams sono rimasti una filosofia. Giocano per crescere prima che per vincere, per diventare uomini prima che giocatori, per arrivare lontano più che per arrivare primi. La summa sta ora in un libro, agile ma massiccio, che Paolo Crosti ha scritto insieme a Fabio Rancati, compagno di mille battaglie, e il mental coach Marco Ghezzi, «Il modello Rams. Lo zen della palla ovale: ovvero come crescere iarda dopo iarda». Non costa niente ma è a contributo libero, perché ieri come oggi il football premia ma costa. Sul sito della società poi è possibile verificare come è stata utilizzata l’offerta. Tutto trasparente. Conoscere i Rams è spesso la stessa cosa che amarli.

«Tante sono le frasi che hanno segnato la nostra storia . scrive Bigram - Quando la lotta si fa dura i duri vanno avanti o La gente come noi non molla mai. Ma il nostro mantra più importante è: dove ho sbagliato?». È da li che si comincia a cambiare il mondo.

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