Fabrizio Pregliasco, professore di Igiene generale e Applicata dell'Università degli Studi, direttore sanitario dell'Irccs Galeazzi e membro del Cts regionale, quali saranno le conseguenze dei tagli nella consegna del 30 per cento per al Lombardia delle dosi annunciati da Pfizer BioNTech?
«Stanno già causando qualche ritardo nel piano: abbiamo dovuto riparametrare la velocità della somministrazione per garantire la seconda dose. Il personale sanitario che ha avuto il Covid è finito in fondo e oggi (ieri, ndr) abbiamo saltato il calendario di un giorno e rimandato 80 persone».
Il richiamo andrebbe fatto tra i 19 e i 23 giorni al massimo successivi alla prima somministrazione, si rischia un ritardo del richiamo?
«Può sempre capitare in ogni campagna vaccinale, basta pensare ai nostri neonati, che ci siano dei ritardi perché nel frattempo il paziente di ammala, ha un infortunio. Un rischio con i grandi numeri. I ritardi possono capitare, ma non in maniera programmata diciamo. Certo, se per altri vaccini si è visto che non ci sono controindicazioni a ritardare il richiamo, su Pfizer non abbiamo studi. Detto ciò, siamo in attesa, ma il grande tema sarà vedere di quanto verranno ritardate le consegne: se di qualche giorno o più tempo.
A che punto siamo?
«Noi abbiamo cominciato oggi (ieri, ndr) con il richiamo sul personale sanitario vaccinato il 27 dicembre: tutti gli ospiti e gli operatori delle Rsa di competenza, come il Pat sono stati vaccinati. Siamo ora in un limbo».
Per quanto riguarda la sesta dose di ogni fiala, potrebbe fungere da scorta?
«No, perché vene usata sistematicamente»
Il commissario Domenico Arcuri aveva annunciato ufficialmente l'arrivo delle dosi di Moderna per questa settimana, mentre Ema dovrebbe dare l'approvazione per il vaccino AstraZeneca il 29 gennaio. Con questi due nuovi vaccini si starà tranquilli?
«Certamente più tranquilli, le dosi di Moderna sono già arrivate, anche se sono poche, ma anche questo antidoto richiede un richiamo. Saremo però autonomi quando arriverà Reithera, l'antidoto italiano. Ma non prima dell'estate, forse dopo».
A inizio febbraio avrebbe dovuto partire la vaccinazione della popolazione, a partire dagli over 80. Si rischia di ritardare la partenza?
«Abbiamo il fiato sospeso per qualche giorno, il problema è se i ritardi nella consegna delle dosi sono di qualche giorno o tempi più lunghi. Nel secondo caso sarà un dramma».
Il valore della profilassi è far uscire la Lombardia dal tunnel con la ripartenza economica, prima che sia troppo tardi e il rientro a scuola.
«Stiamo cercando di avvicinarci il più possibile all'obiettivo del 75 per cento di copertura, ma quello che mi preoccupa molto è la reticenza di troppi».
La preoccupano di più le resistenza a vaccinarsi che la mancanza di dosi?
«Si assolutamente, ho visto già in alcune Rsa la resistenza di alcuni operatori. Sicuramente sarebbe necessario un corso di formazione per gli operatori e gli specialisti che non sono aggiornati sui nuovi vaccini. Basta che ci sia un testimonial contrario che la gente si convince che l'antidoto sia pericoloso. Il punto è che medici, scienziati, tecnici hanno perso autorevolezza»
Non è stata pensata una campagna massiccia di informazione in Regione Lombardia?
«No, nessuno l'ha proposta né se ne è parlato. Anche se sarebbe fondamentale».
Il piano vaccinale per la popolazione è pronto?
«No, in Lombardia ancora no. C'è un accordo con i medici di base per la collaborazione volontaria alla somministrazione, ma il vero piano ancora non c'è».
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