Indice Rt in discesa, dimezzato con il lockdown a Milano

Dopo il picco del 22 ottobre a Milano l'indice di contagio scende a 1,25. Preoccupa l'impennata di decessi e la tenuta degli ospedali milanesi

Indice Rt in discesa, dimezzato con il lockdown a Milano

Lo scorso 22 ottobre era schizzato a 2,35. Ora l'indice di contagio (Rt) del virus a Milano si è quasi dimezzato in neanche quattro settimane. E con l'Rt sceso all'1,25 la città raccoglie gli effetti positivi del giro di vite introdotto dal Dpcm del 4 novembre. A darne notizia è il direttore generale dell'Ats di Milano Walter Bergamaschi in un collegamento con Buongiorno su SkyTg24: "Con il lockdown si sta riducendo di giorno in giorno l'indice di contagiosità di Covid-19 e si è quasi ridotto alla metà rispetto al momento di picco".

Ma a flettersi non è solo la curva dell'indice di trasmissibilità del virus. Da giorni sono in frenata anche i nuovi ricoveri e gli accessi alle terapie intensive. Segnali che fanno ben sperare sulla possibile remissione dell'epidemia: un quadro tendenziale dell'andamento a Milano che si dimostra in linea con le previsioni, valide su scala nazionale, del fisico Roberto Battiston. A ridimensionare gli entusiasmi, invece, è il quarto parametro che continua a salire o, se va bene, a rimanere stabile: la saturazione degli ospedali.

E, considerando lo scenario nel complesso, le notizie positive si fermano al solo valore di Rt. Il numero di persone mediamente infettate da ogni caso, come riporta Il Corriere della Sera, passa dal 23 settembre a metà ottobre da essere inferiore all’1 a un massimo di 2,35. La curva inizia a scendere passando sotto il 2 intorno al 25 ottobre e arrivando il 12 novembre a 1,25. Il secondo e il terzo andamento (nuovi ricoveri e nuovi accessi in terapia intensiva) iniziano a calare tra fine ottobre e inizio novembre. Ma negli ospedali, l'effetto discendente delle tre curve ancora non si vede. La saturazione degli ospedali ha un andamento più lento rispetto ai nuovi ricoveri. Il saldo tra ingressi e dimessi è sempre positivo, anche perché i ricoveri in terapia intensiva hanno in media una durata lunga. La curva dell’occupazione delle terapie intensive è speculare a quella dei nuovi ricoveri: schizza in su da metà ottobre e da allora non accenna a invertirsi. Gli ultimi dati non smentiscono il trend. Ieri il saldo tra nuovi ingressi e dimessi in Lombardia era di 225 per le degenze e di 56 per le rianimazioni. E con 152 morti in più si impenna anche la curva dei decessi.

L'Ats di Milano per alleggerire la pressione sugli ospedali punta al potenziamento della medicina territoriale, coinvolgendo i medici di famiglia nel processo diagnostico. Ma le adesioni in città restano basse, intorno al 10%. "Su 2.500 tra medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, solo 232 hanno aderito fino ad oggi", dice Walter Bergamaschi, che subito riconosce i rischi di focolaio e i limiti logistici degli studi dei medici di medicina generale, a cui l'Ats si impegna a provvedere. "Va detto - ha precisato il Dg - che la richiesta è partita la settimana scorsa e quindi alcuni colleghi si stanno ancora orientando, però i dati raccolti fino ad oggi ci portano a dire che c'è il 10% di adesione, con 64 casi su 232 che hanno fatto richiesta di poter operare in una sede esterna.

Abbiamo raccolto le loro richieste e chiesto a tutte le strutture ospedaliere di poter mettere i poliambulatori a disposizione dei medici che lo richiedono, in modo da potergli dare spazi adeguati, in una struttura dove oltre tamponi e test si possano fare anche approfondimenti diagnostici e si possa garantire un percorso clinico per il paziente".

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