Il Lambretta chiude i battenti: sgomberati gli edifici occupati

La marcia di ieri sera in viale Romagna è stato il requiem del collettivo «Lambretta». Duecentocinquanta ragazzi, autorizzati dalla questura, hanno sfilato in strada, lanciando qualche fumogeno e delle uova (ma senza mai fermarsi) davanti alla sede milanese di Aler. Tuttavia, anche se tre di loro restano ostinatamente abbarbicati sul tetto delle villette occupate dal 21 aprile all'angolo tra via Apollodoro e piazza Ferravilla 11, non si può negare o minimizzare il successo dello sgombero degli stabili liberty di ieri mattina. Quando la polizia, arrivata qualche minuto prima delle 9 in tenuta anti sommossa, ha liberato le lussuose abitazioni di Città Studi dai giovani autonomi. Premurandosi soprattutto, dopo averle svuotate delle molte masserizie dei ragazzi, di sigillarle per impedire che qualcuno possa tornarci dentro. Aler - proprietaria degli immobili da almeno 15 anni - dopo aver presentato formale querela per riaverne il possesso, ora li ristrutturerà per aprirci degli uffici. Le villette, infatti, versavano in stato di abbandono: le aste per venderle, erano sempre andate deserte.
Naturalmente ieri mattina sono stati molti coloro che hanno raggiunto la piazza per capire cosa stesse accadendo. Davanti all'arrivo dei poliziotti, che certo non si erano fatti annunciare da un biglietto da visita, infatti i giovani del «Lambretta» hanno cercato di «vivicizzare» la situazione. E, mentre tre di loro, approfittando della confusione e della tensione tra i loro compagni e la polizia raggiungevano lesti il tetto, gli altri, come prima reazione, hanno creato un sottofondo musicale di un certo effetto, roba da parecchi decibel.
Davanti alle villette, appena sentito dello sgombero, sono arrivate presenze quasi fisse ad avvenimenti come questo. Oltre a residenti del quartiere, infatti, sul posto si sono precipitati anche Mirko Mazzali, consigliere comunale di Sel (Sinistra ecologia libertà) e presidente della commissione Sicurezza di Palazzo Marino e il consigliere provinciale della Federazione della Sinistra Massimo Gatti.
Mentre i carabinieri controllavano che non ci fossero azioni dimostrative contro la vicina sede milanese di Aler, in viale Romagna 26, ai tre ragazzi del collettivo riusciti a raggiungere il tetto è venuta una certa fame. Così, alcuni loro compagni - non più di un'ottantina in tutto - radunati in strada, hanno cercato di rifocillare gli amici con dei panini. Il primo tentativo di raggiungere il cibo è stato fatto calando una corda con attaccato un secchio. E quando la polizia, tagliando quella corda, ha mandato all'aria il programmino, i giovani del «Lambretta» non l'hanno presa bene. Hanno dato via così a una serie di momenti di tensione con gli uomini del reparto mobile schierati sul posto. Un can can durato diversi minuti e dopo il quale si è ristabilita la calma a fatica.
Nel pomeriggio, intorno alle 15.30 - raggiunti da un gruppo di una cinquantina di giovani di Rete Studenti giunti in corteo da piazza Leonardo Da Vinci, rovesciando un cartello stradale e incendiando un paio di cestini dei rifiuti - quelli del «Lambretta» hanno tentato di tenere duro e di fare quelli che non mollano. E i tre sul tetto hanno dichiarato che sarebbero scesi da lì soltanto se Aler avesse mostrato loro il documento in cui è indicato il progetto di riqualificazione delle villette, motivando lo sgombero. Aggiungendo che, anche quando dovessero scendere, continueranno a «vigilare perché queste case non tornino nello stato di abbandono in cui le abbiamo trovate».


Anche il cosiddetto «corteo di solidarietà» di 250 persone e partito alle 19 non ha sortito alcun effetto. E mentre i tre giovani hanno passato la notte sul tetto sotto l'occhio vigile della polizia, stamane un nuovo corteo di solidarietà, dalle 9.30, partirà da piazza Da Vinci.

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