La Lega sfida il governatore però apre ai vecchi alleati

Da una parte il delfino Matteo Salvini che giura di una Lega che «adesso mai più parlerà con Roberto Formigoni, solo con chi conta davvero nel Pdl», dall'altra il nuovo «capo» Roberto Maroni che assicura di voler nuovamente tessere i fili di una rinnovata grande alleanza del centrodestra che continui a vincere in Lombardia. E magari anche a Roma. La solita Lega bifronte che deve mostrare la faccia cattiva ai militanti che sono stati abituati a ragionare con la pancia e quella più conciliante con i colonnelli del Pdl più propensi a far di conto per non lasciare regioni importanti e forse anche l'intero Paese nelle mani delle sinistre. Perché ormai tutti nel centrodestra hanno capito che il destino è il bivio tra un accordo che possa consentire di vincere o la condanna ad anni di opposizione come sta già succedendo a Milano con l'avvocato rosso Giuliano Pisapia sindaco.
In tutto questo c'è da capire quello che potrebbe essere il ruolo di un Formigoni che ha pubblicamente lanciato la candidatura dell'ex sindaco Gabriele Albertini. Il quale a sua volta ha ripetuto che accetterà soltanto se potrà essere a capo di una formazione che oltre ai partiti aggreghi la società civile e soprattutto escluda la Lega. Una forza da lui considerata colpevolmente antieuropeista. Facile capire perché ieri proprio Maroni arrivando agli stati generali delle professioni convocati dal Carroccio a Milano, abbia attaccato duro. «È finita l'era Formigoni - le sue parole - Se ne apre una nuova e la Lega vuole esserne protagonista». Chiusa anche la polemica sulla data delle urne. «Noi siamo pronti a votare anche subito». Immediata la replica affidata a Twitter da Palazzo Lombardia. «Maroni dice che è finita l'era Formigoni e si apre l'era della Lega. Forse è vero il viceversa: è finita l'era della Lega... E continua la mia».
Uno scontro che ormai sembra essere diventato più personale che politico. Perché, tolto Formigoni, sembra che anche a Maroni l'idea di tornare al grande patto non dispiaccia affatto. «Le primarie del Pdl - ha spiegato ieri - sono interessanti e utili per ristrutturare tutto il centrodestra se saranno primarie di coalizione». L'annuncio di una sua candidatura? «Martedì decideranno - ha risposto - vedremo. Ma noi siamo interessati soltanto se c'è un percorso di riorganizzazione dell'alleanza depurata dalle cose negative». Perché «non c'è alcun accordo con il Pdl: noi abbiamo le idee chiare e abbiamo fatto delle primarie, adesso vediamo: se si riuscirà a costruire l'alleanza con il Pdl bene, se no andremo da soli». Ben più che uno spiraglio lasciato aperto al segretario Angelino Alfano per trattare. E determinanti saranno domani i risultati del voto in Sicilia. Quanto ai primi impegni della nuova legislatura regionale, il leader del Carroccio ha elencato le sue priorità: innanzitutto «lotta alla criminalità organizzata perché non si possa entrare in Regione con il voto di scambio». E poi «tanti temi concreti sulle cose da fare, a partire dall'impegno per trattenere in Lombardia il 75 per cento delle tasse».


«Mi ritrovo pienamente nelle considerazioni di Maroni mirate alla costruzione di un'ampia coalizione capace di vincere le prossime elezioni in Lombardia - il commento del presidente della Provincia Guido Podestà - L'esperienza di buon governo in Provincia, il cui perno si regge sull'alleanza tra Pdl e Lega, testimonia importanti successi a vantaggio dei cittadini».

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