Guido Guidesi, assessore regionale alle Attività produttive, in base agli ultimi dati e agli umori del mondo produttivo, con cui è in contatto, che aria tira in Lombardia?
«I dati del manifatturiero sono positivi. L'occupazione continua a crescere, anche se a un tasso basso, ma cresce. Il secondo dato positivo è che tutti vanno bene: prima i dati erano straordinariamente positivi ma alcuni settori faticavano, oggi sono positivi, in modo ordinario, ma positivi per tutti. È una sorpresa, devo dire, rispetto quello che si era detto nei mesi scorsi»
Erano stati sopravvalutati gli elementi di crisi?
«La tenuta è determinata sopratutto da un fattore: nonostante le difficoltà e il pessimismo, le imprese hanno deciso di continuare a produrre e soddisfare gli ordinativi, con marginalità limitata per il costo di materie prime e trasporti. Per noi quello è il bivio per i prossimi mesi. Se l'Europa si occuperà di mettere un limite al prezzo dell'energia, noi continueremo con il trend positivo, altrimenti saremo in difficoltà. Chi può limitare i margini lo farà, altri andranno in affanno».
Quindi le preoccupazioni ci sono davvero, e non poche?
«Ormai è quasi un anno che ne parliamo, a volte nel deserto, ma l'inflazione è determinata al 75% dal costo dell'energia. Io non riesco a capire perché l'Ue non sia ancora intervenuta, tenendo conto che non deve fare un favore all'economia lombarda, ma creare equità dentro il suo mercato, oggi iniquo, con Paesi e regioni che hanno un vantaggio incredibile - l'energia pagata 10 volte di meno rispetto a noi - e possono aggredire quote di mercato lasciate libere dalle imprese lombarde che hanno le mani legate. È una competizione iniqua. Una commissione che regola il mercato dovrebbe intervenire subito senza dubbi».
Alla luce di questa partita, e di altre come l'auto, l'interruzione della legislatura la vede con preoccupazione o no?
«L'avrei vista con preoccupazione se ci fosse stato un cambio di compagine di governo senza passare dalle elezioni, ma qui stiamo parlando di votare, e presto. Il voto è l'aspetto più alto della democrazia. Il fatto che si voti, e così velocemente, può consentire di affrontare temi decisivi, e con chiarezza. Su alcune cose, lo diceva lo stesso Draghi, si faticava a decidere. Questa legislatura finisce, per i 5 Stelle, sulla scelta di fare un termovalorizzatore a Roma. Ebbene, io sono assessore in una Regione che da molti anni produce energia dai rifiuti. Sembra paradossale ma è un bell'esempio della distanza che c'è fra la Lombardia e le discussioni di Roma».
Tra l'altro lei era sottosegretario alla Presidenza al tempo del governo coi 5 Stelle. Cosa ricorda di quel patto?
«Una grande fatica, ma non quando le cose si sono concentrate sugli obiettivi del contratto di governo. Quando ne sono uscite e si è logicamente affrontata la contemporaneità con alcune situazioni emergenziali, ci sono state difficoltà. Tav, Tap, rigassificatori. Ci siamo trovati di fronte a un muro insormontabile. Il governo è caduto perché non si riusciva a fare queste cose. E loro sono rimasti coerenti: anche stavolta hanno dimostrato di non voler affrontare questioni strutturali, lasciando problemi irrisolti. Poi quel governo, su sicurezza e immigrazione ha fatto bene. I decreti sicurezza e il ministro dell'interno (Salvini, ndr) avevano dato una soluzione a tanti problemi. Ora, solo a luglio sono sbarcati più immigrati rispetto a tutto il 2019. Quindi, su alcune cose quella esperienza aveva funzionato».
La vostra speranza, quindi, è un governo di centrodestra che funzioni anche sul resto?
«Serve chiarezza. Su alcune cose non ci sarà neanche bisogno di discutere. Ci sono obiettivi condivisi. Al contrario, i nostri avversari non si sa neanche chi siano. Ragionano su come far perdere il centrodestra, o meglio, su come non farlo vincere. Qui invece la chiarezza invece porta anche concretezza. Non solo su sicurezza e immigrazione. Abbiamo ben chiaro cosa fare sul fisco e sull'economia. L'aiuto e il sostegno alle imprese qui si è visto, qui non si discute se si devono aiutare o meno le imprese. Si parla di diritti? Bene, il diritto principale è averlo un lavoro. E va aiutato chi lo genera il lavoro. Il governo Conte 2 aveva astio verso il mondo delle imprese».
E verso la Lombardia.
«Sì, con aspetti di ostilità, nei rapporti, da rasentare i limiti della democrazia. Ma che programma hanno i nostri avversari? Sono curioso di capirlo, non si capisce quali siano le loro idee, anche livello nazionale. Sul fisco cosa faranno? Sul cuneo fiscale per esempio. E sull'autonomia? Fatico a trovare risposte».
Fra meno di due mesi le Politiche, fra 8 mesi le Regionali. Il suo personale futuro?
«Non lo decido io. Rappresento il partito in cui milito, con molto orgoglio, e ho un profondo rispetto per le gerarchie. Farò quel che mi dicono, quel che sarà necessario, come quando sono stato chiamato a servire, con orgoglio e passione, la mia regione, a cui sono molto legato».
La Lega ha il candidato governatore, Attilio Fontana. Ma la vicepresidente Letizia Moratti si propone con insistenza. È imbarazzo della scelta?
«Sto a quanto ha detto il nostro segretario: il nostro candidato è Attilio Fontana, il governatore uscente che ha tenuto in piedi la maggioranza e non è mai stato messo in discussione. È il nostro candidato e pensiamo che possa esserlo di tutto il centrodestra. Logica vuole che ora pensiamo alle Politiche, poi alle Regionali, ma non vedo quali possano essere i motivi ostativi dopo 5 anni di governo in coalizione».
Qualcuno ha pensato anche a Giancarlo Giorgetti.
«Mi sembra che il ministro abbia detto quello che pensa».
Ora un agosto di lavoro, amministrativo e politico.
«Sì ma noi siamo anche abituati e lo viviamo anche con un forte senso
di comunità. Ci sono le feste della Lega, sarà un agosto di lavoro e impegno e ci deve vedere tutti impegnati, non solo per il partito ma per il Paese. C'è tanto bisogno di chiarezza e concretezza. Ma c'è anche ottimismo».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.