"È mancata la cabina di regia. Su Ema sconfitta per tutti"

Per il primario del San Raffaele, Sala avrebbe dovuto dedicarsi a tempo pieno alla conquista dell'Agenzia

"È mancata la cabina di regia. Su Ema sconfitta per tutti"

«No. Sono appena uscito da un intervento complesso e stavo per accendere la radio». Il professor Alberto Zangrillo, primario del San Raffaele e tra i nomi più noti della sanità in Lombardia, non nasconde il disappunto per la sconfitta di Milano.

Non se l'aspettava?

«La mia reazione è di grande rammarico perché un risultato quale quello auspicato avrebbe rappresentato un altro motivo di straordinario rilancio per Milano e per l'Italia tutta. È corretto pensare che Milano sia il locomotore d'Italia, dal punto di vista culturale e scientifico».

La ritiene una sconfitta per tutto il Paese?

«Indubbiamente Milano era la sede ideale e aveva tutte le carte in regola e i contenuti per vincere. E non si può nemmeno cercare di liquidare la questione in modo semplicistico, invocando la mala sorte».

Scusi professore, ma la decisione finale è stata affidata a un sorteggio.

«Le sembra che il destino di una cosa così importante debba essere deciso da un sorteggio di tipo calcistico? Capisco che si è seguita una regola ma non bisognava arrivare a questo punto».

E allora perché, secondo lei, Milano è arrivata ai rigori?

«È mancata una cabina di regia centrale a livello governativo e interministeriale, gestita dalla figura che rappresenta Milano e quindi dal sindaco, che aveva il compito di eseguire un lavoro, perché vincere una competizione di questo tipo è un lavoro e vi ci si deve dedicare a tempo pieno, sfruttando le proprie capacità relazionali e convincendo sino all'ultimo momento che la scelta alla quale lavori sia la migliore. Come ha agito la Moratti per l'Expo».

Ha visto una carenza di impegno da parte di Sala?

«Quello che emerge è che il dibattito, il contenzioso, il confronto serrato con i Paesi baltici è stato affidato al capo di gabinetto. Con tutto il rispetto, non è il primo cittadino della città che si proponeva di vincere. Non conosco i retroscena e non mi posso permettere di dire nulla. Però so che quando si devono ottenere risultati a livello europeo bisogna essere presenti e considerarlo un lavoro prioritario».

Il dossier tecnico di Milano è stato giudicato di alto livello persino dal Financial Times.

«Non è bastata Milano capitale della cultura e dell'innovazione. Non è bastato sfruttare la Milano di Expo. È la dimostrazione, come avviene quando si lavora per ottenere finanziamenti competitivi a livello europeo, che la differenza la fa la capacità di essere ascoltati e intraprendere relazioni che abbiano significato non solo per l'obiettivo immediato ma anche per il futuro».

Vuol dire che ha visto una mancanza di slancio anche da parte del governo?

«Non mi sembra di avere visto tra le priorità del governo in quest'ultimo periodo il raggiungimento di questo obiettivo. È un vero peccato, perché in una fase di rilancio del Paese avrebbe dato un contributo non dico essenziale, ma importante. Non era una priorità e non lo è diventata».

Che cosa ha perso Milano, oltre l'indotto economico?

«Non avremo il

rilievo internazionale che ci siamo guadagnati in tanti settori e che fatichiamo a esprimere, perché lo sforzo dell'impresa e della ricerca, in questo caso farmacologica, non è veicolato in un sistema di sinergie utili».

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