Maxi rete di pedofili smascherata a Milano: anche un prete in cella

L'organizzazione aveva ramificazioni in 25 province Tra le vittime c'erano bambini con meno di 10 anni

Una vasta operazione internazionale del Compartimento della polizia postale e delle comunicazioni (Polposta) di Milano ha bloccato una rete di pedofili e ha portato a quattro arresti in Italia, tra cui il più eclatante è senza dubbio quello di un sacerdote salesiano di 49 anni. Arrestato ad Alassio (Savona) dove si era trasferito da poco dopo aver vissuto a lungo a Oulx, località della Val di Susa (Torino), il religioso - accusato di aver acquisito in particolare fotografie e video di preadolescenti - era all'apparenza un tipo insospettabile, un prete «esemplare» come è stato descritto dai confratelli. Andava online sotto una falsa identità, spacciandosi nelle conversazioni sul web con gli altri indagati, per un manager statunitense.

L'inchiesta, però, ha individuato in tutto ben 223 utilizzatori di materiale illecito. Tra questi 29 sono italiani, ma tutti gli altri indagati sono residenti in tutto in ben 35 Stati di ogni continente. Oltre al sacerdote, gli altri italiani finiti in carcere sono due disoccupati di 58 e 51 anni catturati rispettivamente a Bordighera (Imperia) e a Lariano (Roma) e un operaio, anch'egli 51enne, residente nella Capitale. Un'insegnante, invece, è stato solo indagato.

La Polposta ha spiegato che la rete criminale in questione ha diffuso materiale pedopornografico raffigurante anche pesanti violenze e atti sessuali con minori di dieci anni, di minori - perlopiù bambini di pochi anni provenienti dall'Estremo Oriente - costretti ad avere rapporti sessuali tra loro o con animali.

Alle autorità degli stati interessati state inviate le informazioni relative a 204 utenti stranieri già individuati dal compartimento di Milano durante le indagini, per valutare appropriate azioni in accordo alle legislazioni interne. E le operazioni in campo internazionale hanno già restituito i primi riscontri sul coinvolgimento di stranieri nella produzione e nella diffusione di materiali pedopornografici.

Intanto ieri mattina all'alba sono stati perquisiti e sequestrati numerosi computer, smartphone e dispositivi informatici ritenuti di estremo interesse che consentiranno agli investigatori milanesi di proseguire le indagini - iniziate nel 2012 e durate circa due anni - loro attività, individuare e tutelare i minori coinvolti affinché possano essere soccorsi e liberati dalla catena criminale.

L'inchiesta ha avuto inizio monitorando gli spazi pubblici di alcuni siti web e in particolare alcuni servizi di condivisione di immagini - in particolare il social network russo Imgsrc.ru - i cui criteri di raccolta e di proposta di visione tra certi utenti lasciava intravedere atteggiamenti sospetti per l'insistente richiamo a pose di minori. I luoghi virtuali per la pubblicazione delle proprie immagini personali - di cui si rimarca la conformità alla legge e la stretta policy interna contro la pedopornografia - in realtà altro non era che un'anticamera per gli interessati alla pornografia minorile che si spostavano su altri canali di comunicazione per scambiare file multimediali illeciti, utilizzando a tal fine anche le caselle di posta elettronica.

Per indagare

«sicuri sul web gli investigatori della Polposta si sono finti pedofili a loro volta, adottando quindi intercettazioni telematica e telefoniche. In Italia sono state in tutto 25 le province interessate dalla maxi operazione.

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