«Milano festeggia, o meglio, rende omaggio, a Ernesto Che Guevara, rivoluzionario sanguinario comunista con una mostra. Radical chic e centri sociali potranno trovarsi a rendere omaggio a chi è stato responsabile dei lager castristi. A Cuba esiste ancora oggi una dittatura che nega la libertà al suo popolo».
Sono alcune delle parole di commento di Riccardo De Corato, consigliere regionale di Fdi (Fratelli d'Italia), alla mostra che si terrà dal primo dicembre alla Fabbrica del Vapore, «Che Guevara, tu y todos», coprodotta dal Comune di Milano, una manifestazione che trasforma il guerrigliero in un mito del libero pensiero, dell'azione spesa in nome dell'autodeterminazione dell'uomo, come fa anche la rassegna cinematografica «Que viva el Che», cinque film in programma dal 9 al 29 ottobre allo spazio Oberdan.
Il grande schermo punta sulla figura del Che in quanto eroe del bene chiamato «libertà», privilegio non riconosciuto da nessuna dittatura, tanto meno da quella comunista. «Ricordo che Ernesto Che Guevara è stato personalmente coinvolto in non meno di 144 esecuzioni sommarie, alcune eseguite da lui stesso. Fra le vittime c'erano colleghi guerriglieri non motivati e oppositori politici» sottolinea De Corato, battendo il tasto nero di una musica guerrigliera che non rispetta l'idea dell'altro.
Anche Massimiliano Bastoni, consigliere comunale della Lega Nord, fa notare «come questo eroe della libertà, da medico illuminato, si dilettasse ad infliggere scariche elettriche ai testicoli degli omosessuali rinchiusi
nel lager cubani del suo compagno di merende Fidel. All'entrata dei lager era stato scritto Il lavoro vi farà uomini». Se Che Guevara fu un'anima battagliera per molti, per nessuno può essere considerato uno spirito libero.
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