Milano come Roma, allarme racket delle occupazioni

A Milano sarebbero circa 3.500 le case occupate dagli stranieri. Il Co.I.S.P. Lombardia lancia l'allarme: "C’è la concreta possibilità che, anche a Milano, tale fenomeno rappresenti il segnale dell’esistenza di una organizzazione che illecitamente agevola l’occupazione di questi alloggi”

Milano come Roma, allarme racket delle occupazioni

Milano come Roma. Il “movimentato” sgombero dell’immobile di via Curtatone, occupato dal 2013 da circa un migliaio di migranti spalleggiati dai movimenti antagonisti per il diritto all’abitare, non è che la punta dell’iceberg di un fenomeno ormai endemico non solo nella Città Eterna. Il segretario regionale generale del sindacato di polizia Co.I.S.P. Lombardia, Gaspare Liuzza, ha infatti sottolineato che “la problematica dell’occupazione abusiva degli immobili affligge anche Milano”.

Nel capoluogo lombardo, su un totale di 38 mila alloggi popolari, circa 3.500 sarebbero occupati dagli stranieri. “Spesso - prosegue Liuzza - questi immobili sono in mano a immigrati che provengono da una stessa area geografica”. Famoso il caso della palazzina di via Civitali, in zona San Siro, dove 14 appartamento su 24 sono abitati abusivamente da persone che, caso strano, provengono tutte dalla stessa località: una piccola cittadina dell’Egitto. “Pertanto - osserva il segretario - c’è la concreta possibilità che, anche a Milano, tale fenomeno rappresenti il segnale dell’esistenza di una organizzazione che illecitamente agevola l’occupazione di questi alloggi favorendo l’immigrazione clandestina”.

Anche Angelo Sala, presidente dell’azienda che gestisce gli alloggi popolari di proprietà della Regione Lombardia (Aler), sembra ventilare l’esistenza di una rete illecita che gestisce le occupazioni ed agevola l’arrivo dei migranti. Durante una commissione consiliare congiunta Case e Periferie, Sala ha osservato che dietro l’endemicità del fenomeno si nascondono “vere e proprie bande criminali, agenzie immobiliari gestite dal racket che fanno arrivare gente dall’estero perché a Milano troveranno casa”.

Quindi non solo scafisti, ma anche organizzazioni che offrirebbero un “pacchetto completo”: garantendo ai migranti soluzioni alloggiative abusive e trasformando i quartieri milanesi in ghetti extraterritoriali che sfuggono al controllo dello Stato e offrono riparo a soggetti inclini alla radicalizzione e all’estremismo religioso.

La longa manus della criminalità spiegherebbe perché, negli ultimi anni, le richieste regolari per entrare in graduatoria da parte degli stranieri sono diminuite, mentre le occupazioni continuano ad aumentare. Conclude Liuzza: “Mi auguro che, alla luce delle gravi dichiarazioni del presidente dell’Aler, sia stata avviata un’attività d’indagine della Procura di Milano”.

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