'Ndrangheta, la Lombardia "camera di controllo"

La Dia: «L'organizzazione conta su imprenditori e politici disposti a scendere a patti»

'Ndrangheta, la Lombardia "camera di controllo"

La ramificazione della 'ndrangheta continua ad essere capillare in Lombardia. Lo conferma l'analisi della Direzione investigativa antimafia nel secondo semestre 2017. «La criminalità organizzata calabrese espande il suo modello organizzativo in Lombardia», si legge nel testo. Le cosche cercano, anche nella regione più industrializzata del Paese, di accreditarsi per accedere ai circuiti «utili a condizionare scelte politiche e amministrative, regolare rapporti con imprese, enti, banche ed istituzioni, consolidando la capacita di riciclare e reimpiegare i capitali illeciti». Sono «sempre più sofisticate» le tecniche con cui la mafia si inserisce nello Stato «facendo diventare l'organizzazione criminale calabrese una vera e propria holding integrata del crimine». Il mondo economico finanziario e diventato «il mercato all'interno del quale le organizzazioni criminali, attraverso la complicità e la connivenza di agenti di quel settore, hanno indirizzato le proprie mire espansionistiche», denuncia la Dia. Non servono più, le intimidazioni palesi, caratteristiche della 'ndrangheta nella madrepatria, perché bastano «imprenditori o amministratori pubblici, disposti a scendere a patti». I cognomi delle famiglia mafiose però rimangono gli stessi, «quelli interessati dalle prime inchieste dei primi anni '90», con la Lombardia che funziona come una «camera di controllo» collegata con la «casa madre».

Bollate, Cormano, Milano, Pavia, Corsico, Mariano Comense, Seregno-Giussano, Desio, Rho, Pioltello, Legnano, Erba, Bresso, Limbiate, Canzo e Solaro, Fino Mornasco, Cermenate e Calolziocorte: questi i comuni più pervasi dalla presenza criminale, come emerso nelle maggiori indagini degli ultimi anni, come la «Mandamento Jonico» della Dda di Reggio Calabria. Una presenza confermata anche dalle indagini dirette dalla magistratura lombarda, che hanno fatto luce sulla presenza di soggetti contigui alla 'ndrangheta crotonese nelle province di Mantova e Cremona e in quelle di Milano, Como e Monza Brianza. Si fa quindi riferiamo alle indagini denominate «Ignoto 23» e «Dedalo 3», coordinate dalla Dda di Milano e da quella di Monza. Mentre i cutresi sono presenti tra Mantova e Cremona, i clan reggini legati ai De Stefano-Tegano imperano nel settore ortofrutticolo nel bergamasco.

Costante la presenza dei Papalia nell'area di Corsico, raggiunti anche recentemente da sequestri. Senza dimenticare l'incendio di una palazzina a Pioltello dietro cui si rivelò esserci un giro di estorsione gestito dalla mafia: tra gli arrestati in un'operazione legata alla «locale» del comune c'era un soggetto che tra il 2015 e il 2017 era stato accusato estorsione con modalità mafiose.

Mentre un altro era un parente di un esponente di spicco della locale, detenuto per associazione mafiosa dopo l'operazione «Infinito». I grossi sequestri di droga fatti a Legnano dimostrano che questo resta il business principale delle cosche calabresi e Malpensa è lo scalo preferito per passare la «roba».

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